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Da villeggiante a sindaco: i cinque anni di Vanoncini

Ha scelto Oltressenda Alta, Nasolino a voler essere precisi, 44 anni fa per la sua casa di vacanza. Di sicuro allora non pensava di diventare sindaco del paese. Ma intorno al 2011 qualcuno gliel’ha chiesto e, smessi i panni dell’imprenditore, ha indossato quelli dell’amministratore. Michele Vanoncini è ormai alla fine del suo primo mandato alla guida del comune più piccolo della Val Seriana (circa 150 abitanti). Non ce ne sarà un altro, perché ha deciso da tempo che cinque anni da primo cittadino bastano e avanzano.

«Fare il sindaco per me è stata una novità assoluta, in quanto fino a 67 anni ho lavorato per me, la mia azienda e la famiglia – racconta –. Quando mi è stato chiesto ho accettato perché mi sembrava doveroso dopo aver vissuto per quasi quarant’anni tutto il mio tempo libero in questa zona, che è stupenda». Pronuncia queste parole all’interno della baita Verzuda bassa, nella zona del Möschel, recentemente sistemata da un gruppo di volontari. Ha voluto portarci fin quassù, a circa 1500 metri di quota, per l’intervista.

Ferrante e Ferrantino visti dalla Verzuda
Ferrante e Ferrantino visti dalla Verzuda

«Sono partito cinque anni fa, non sapevo niente, non mi interessavo di politica – prosegue –. All’inizio è stato abbastanza difficile capire i meccanismi, la burocrazia, che è una cosa che ci ucciderà se non la uccidiamo prima noi. Ho però avuto la fortuna di avere in comune una funzionaria, Denise Zucchelli, che è veramente bravissima e mi ha aiutato molto. In questo modo ho potuto procedere secondo le mie idee, come intendo la montagna, cosa mi sembra si debba fare per salvare la montagna».

Non si può dire che da questo punto di vista Vanoncini non avesse le idee chiare: «Avevo in mente di partire subito e asfaltare la strada fino al Möschel, ma questo è stato un progetto che ho dovuto accantonare perché a quel tempo, anche se sono passati solo cinque anni, sembrava un delitto. Oggi invece le cose sono cambiate e ritengo che col tempo si possa migliorare ulteriormente la viabilità, che è fondamentale se vogliamo salvare la nostra montagna».

Le strade sono state il pensiero fisso del sindaco di Oltressenda Alta in questi cinque anni. Quella che porta a Valzurio, anzitutto, per i suoi problemi di sicurezza: si è concluso da poco l’intervento, finanziato grazie ai fondi del programma «6000 campanili», con cui sono state allargate le curve più pericolose e posate reti paramassi. Ma anche le agro-silvo-pastorali: proprio un problema sorto sul territorio di Oltressenda ha portato nel 2013 la Regione a cambiare la normativa per la viabilità nelle Zps (Zone di protezione speciale).

Cime di Bares
Cime di Bares

La filosofia di Vanoncini si potrebbe riassumere nella frase: «Ridare la montagna a chi ci vive e ci lavora». Lo ha ripetuto più volte in questi anni. E anche in questa occasione ne approfitta per rilanciare un’idea che gli sta a cuore. «È fondamentale creare un collegamento fra tutti gli alpeggi, perché qui ci sono alpeggi comunali e privati di grande estensione: 300 ettari la Verzuda alta e bassa, 174 la Rigada alta e bassa, 280 il Remescler alto e basso. Questi collegamenti sono fondamentali se vogliamo riportare gli alpeggi al loro valore. E qui c’è la voglia e la possibilità di farlo».

«L’alpeggio deve funzionare con gli animali, ma anche con gli uomini – prosegue Vanoncini –. Questo significa fare dell’agriturismo, mettere i prodotti alla portata di chi passa, permettere alla gente di salire. In sintonia con l’epoca che viviamo. Non è giusto che in città ci siano tutte le comodità di questo mondo e in montagna solo la pace e la tranquillità. Queste vanno bene, ma chi vive in montagna deve potersi muovere. Non con l’asino però, ma con la jeep o con la macchina, perché deve lavorare e tenere in ordine la montagna».

Una visione che Michele Vanoncini ha cercato di rendere concreta nel corso del suo mandato, anche col sostegno di tanti volontari. «Hanno fatto miracoli, abbiamo fatto cose davvero impensabili – conclude –. Li devo ringraziare. Ma devo ringraziare un po’ tutti perché ho imparato da tutti. Le difficoltà ci sono state, però è stata una bellissima esperienza e ringrazio chi mi ha dato questa opportunità».

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