Nuova udienza, ieri in Tribunale a Bergamo, del processo a carico di Benvenuto Morandi, ex direttore della filiale Private banking di Intesa San Paolo a Fiorano al Serio, accusato della «sparizione» di 24 milioni dai conti di alcuni clienti. Il processo finora è stato rallentato da eccezioni e incidenti procedurali. Anche ieri c’è stata una lunga schermaglia, riguardante la costituzione di parte civile, su cui poi è stato chiamato a pronunciarsi il giudice Vito Di Vita. I difensori di Morandi hanno chiesto che venissero dichiarate inammissibili le costituzioni di parte civile dell’imprenditore Gianfranco Gamba, della figlia Simona e della moglie Mariuccia Pezzoli, in quanto tardive. I tre avevano presentato domanda risarcitoria per i soli danni morali. Poi hanno integrato l’istanza presentando domanda anche per i danni patrimoniali. Il giudice ha accolto la costituzione di parte civile della famiglia Gamba per i quattro capi d’imputazione in cui viene contestato il furto aggravato e il falso, ma non per la truffa. Viceversa Banca Intesa San Paolo è stata ammessa come parte civile solo per il capo d’imputazione riguardante la truffa. Il giudice Di Vita ha infine ammesso la citazione come responsabile civile della banca, come chiesto dai legali della famiglia Gamba. In pratica, in caso di condanna, se i Gamba non riusciranno a rivalersi su Morandi, potranno farlo su Intesa San Paolo.
Intanto, la Procura di Bergamo ha archiviato il fascicolo su una serie di atti intimidatori compiuti fra il 2013 e il 2014 ai danni di Gianfranco Gamba. Gli accertamenti non hanno permesso di individuare alcun responsabile e quindi alla Procura non è rimasto che gettare la spugna. L’8 novembre del 2013 ignoti avevano dato fuoco a uno chalet dell’imprenditore, sul monte Bue, in territorio di Cene. Nelle stesse ore su alcuni muri di Gazzaniga erano apparse scritte ingiuriose nei confronti di Gamba. Due mesi e mezzo dopo, il 21 gennaio, qualcuno aveva lanciato una bomba a mano di fabbricazione ex jugoslava nel cortile della villa dell’imprenditore, a Gazzaniga, accanto alla strada provinciale. Le indagini non hanno accertato se potesse esserci qualche collegamento tra gli attentati e il coinvolgimento dell’imprenditore nel caso Morandi.