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Referendum, il ministro Martina in Val Seriana

Scorrendo gli ultimi sondaggi pubblicati, la partita sembrerebbe chiusa: vittoria del no, Costituzione che non cambia. Ma chi sostiene il sì ci crede e prepara la volata finale in vista del referendum di domenica. Oggi ad Albino sono scesi in campo i big: il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina, l’ex segretario della Cisl lombarda (ora nella segreteria nazionale) Gigi Petteni, l’imprenditore Pierino Persico.

L’appuntamento, nell’auditorium comunale della cittadina, è giunto al termine del tour che ha visto il ministro fra i gazebo della Bassa Valle Seriana. Martina ha incoraggiato gli attivisti dei Comitati per il sì, chiedendo loro un ultimo sforzo. «Vi voglio ringraziare per aver giocato questa partita fino ad oggi nei nostri territori, con la convinzione anche delle buone ragioni del sì – ha detto il ministro -. La cosa fondamentale è lavorare nei prossimi giorni con la consapevolezza che tanta gente deciderà all’ultimo minuto, proprio per la natura del referendum, i temi trattati, il clima che c’è. Da domani in poi dobbiamo fare uno sforzo enorme di dialogo, di confronto con tutti, soprattutto con quelli che ancora non hanno deciso».

Maurizio Martina ad Albino
Maurizio Martina ad Albino

Roberto Benitendi, dei Comitati «Valle Seriana per il sì», ha raccontato un aneddoto: «Una donna anziana che ho incontrato al mercato di Albino, mi ha detto: “Io voto sì, anche per quelli che dicono no. Noi non siamo contro qualcuno. Noi siamo per l’Italia”». Martina ha commentato: «Io sono convinto, come quella signora, che il nostro messaggio dev’essere: non contro qualcuno, ma per l’Italia. Anzitutto, per battere la rassegnazione, l’idea che in questo Paese non cambi mai nulla e si debba sempre ricominciare tutto da capo».

Il ministro bergamasco si è detto convinto che «sono i più deboli e quelli che sentono addosso sulla propria pelle il tema della globalizzazione e della competizione ad avere bisogno di istituzioni più veloci, più semplici, più solide».

Da sinistra Capelli, Scandella, Petteni e Martina
Da sinistra Capelli, Scandella, Petteni e Martina

Schierato per il sì c’è anche un pezzo da novanta dell’imprenditoria seriana come Pierino Persico, fresco di nomina a Cavaliere del Lavoro da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Il concorrente che ho avuto per quarant’anni è stato il cambiamento», ha detto riferendosi alla sua storia di imprenditore, da modellista del legno allo scafo per Luna Rossa. «Si deve cambiare perché cambia il mondo, chi non cambia è fuori», ha concluso Persico.

Pierino Persico (a sinistra) con Roberto Benintendi
Pierino Persico (a sinistra) con Roberto Benintendi

Ha messo l’accento sull’economia anche Gigi Petteni: «È impensabile attrarre gli investimenti in questo Paese con venti politiche energetiche, venti politiche del lavoro diverse». L’ex segretario regionale della Cisl ha invitato a non fare del referendum una questione di militanza politica: «Se a qualcuno non va bene Renzi, porti pazienza un anno che poi ci son le elezioni e vota il partito che preferisce. Però per una volta diamo l’idea di essere un Paese serio».

Gigi Petteni (a sinistra)
Gigi Petteni (a sinistra)

Il tema delle Regioni è stato invece al centro delle riflessioni di Angelo Capelli (Lombardia Popolare) e Jacopo Scandella (Partito democratico), entrambi consiglieri al Pirellone. «Noi abbiamo oggi un sistema che non ha individuato delle competenze per le regioni, perché sono tutte materie concorrenti. La riforma dice che l’organizzazione e la programmazione diventano di esclusiva competenza regionale.  Vi sembra normale che se uno ha il diabete viene curato in maniera diversa a seconda della regione in cui risiede? Dal mio punto di vista, non è sbagliato che ci siano norme nazionali che garantiscano a tutti gli stessi diritti. Poi le Regioni si organizzeranno al meglio per garantirli», ha detto Capelli.

Da sinistra, Scandella, Capelli e Benintendi
Da sinistra, Scandella, Capelli e Benintendi

«Si attua un principio di meritocrazia tra le Regioni per cui chi fa bene le cose le può fare sempre di più – ha osservato Scandella -. Se a questo aggiungiamo la possibilità per le Regioni di avere un luogo politico, il nuovo Senato, dentro al quale far valere la loro forza, il loro peso, le loro ragioni, dal mio punto di vista anche per le Regioni questa riforma fa fare un passo avanti».  

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