Anche dalle nostre parti non è raro incontrare supermercati aperti 24 ore al giorno. Pioniere il Carrefour di via Baioni a Bergamo. La catena francese, 400 dipendenti e 10 punti vendita in provincia, ha proseguito nell’opera di “modernizzazione” delle abitudini di mercato “allungando l’apertura” di altri centri, tra città, valle e pianura. Tra questi anche il supermercato di Clusone, la scorsa estate aperto h24 (ora dalle 7 alle 23,45 nei giorni feriali e dalle 7 alle 20 la domenica).
Ma quali sono i risultati di questa strategia? Diego Lorenzi, segretario della Fisascat Cisl di Bergamo, ha provato a interpretare i dati. Stando a numeri su scale regionale e interni all’azienda, «l’apertura continua ha fatto aumentare le vendite dei supermercati coinvolti nel test tra il 9% e il 16%. E più in generale la strategia di Carrefour, che non è basata sul solo h24, ma anche su nuove offerte commerciali e servizi ai clienti, ha sostenuto nei primi nove mesi dell’anno una crescita del fatturato del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2015».
L’apertura 24 ore su 24 è una mossa che ha rimesso in discussione un mercato, come quello italiano, «dove le politiche sugli orari dei super erano ferme da anni». Ma secondo la Fisascat solleva anche quesiti e problemi, sindacali e sociali.
«Il colosso francese – prosegue Lorenzi – ribatte a ogni critica rispondendo che loro hanno assunto più di mille persone in tutta Italia con questo progetto, e che il loro fatturato è in crescita. Naturalmente, non possiamo che essere felici di una politica aziendale che fa nuova occupazione. Mai come in questi anni apprezziamo chi invece di riduzioni parla di aumenti di lavoro. Ma cosa succederà quando le catene concorrenti decideranno di fare altrettanto?».
Secondo il segretario della Fisascat bergamasca, «è naturale pensare che quando anche gli altri avranno occupato i loro segmenti, questa grande euforia occupazionale crollerà miseramente, alla pari con il fatturato, e dovremo correre ai ripari per attivare strumenti di ammortizzazione sociale. È già successo con le aperture domenicali, dopo il boom degli inizi».
Proprio la gestione del personale è uno dei punti cruciali delle discussioni portate avanti dal sindacato con Carrefour. «A noi interessa approfondire il tema della sicurezza sul posto di lavoro e sulle misure adottate dall’azienda – aggiunge Lorenzi -. Sappiamo di negozi dotati di citofono, in cui i dipendenti aprono le porte solo su richiesta del cliente. Poi vogliamo capire come è organizzata la turnazione, tra full time e part-time. E infine vogliamo sapere quando si tirano le fila della sperimentazione».
La Fisascat chiede «una stabilizzazione dei lavoratori, che sia occupazionale e dal punto di vista della sicurezza. Creare occasioni di assunzione e prevedere dei percorsi, per far sì che chi lavora di notte possa anche spostarsi su altri turni».
Ma l’aspetto più importante, per Lorenzi, è un altro. «Fin dove deve spingersi la libertà? L’acquisto di un pacchetto di cracker alle due di notte, deve accettare come dato di fatto che un altro essere umano viva costantemente con il buio e che per questo paghi un pegno altissimo anche dal punto di vista delle relazioni? Diventa per noi così necessario poter comprare dopo mezzanotte e non ci preoccupiamo che i veri servizi essenziali (dai Pronto Soccorso alle Forze dell’Ordine) soffrano costantemente di carenza di personale e di mezzi?».