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Albino, via Mazzini: il sindaco «pronto al confronto»

Sono almeno 300 le firme raccolte ad Albino dai gruppi di minoranza contro il nuovo arredo urbano in via Mazzini. Accompagneranno una petizione che presto finirà sul tavolo dell’Amministrazione comunale. Un invito a riconsiderare le scelte effettuate, anche attraverso un dialogo con i soggetti più coinvolti dall’introduzione della zona 30 (pedoni, residenti e commercianti).

L’iniziativa della minoranza non è che l’ennesimo capitolo di una lunga vicenda. Negli ultimi anni, ogni soluzione adottata per regolare la viabilità nel centro della cittadina ha finito per creare malcontento e polemiche. L’amministrazione precedente (guidata dagli attuali gruppi di minoranza) introdusse la Zona a traffico limitato, suscitando vivaci proteste. Le liste dell’attuale maggioranza (Civicamente Albino, Forza Italia e Lega Nord) assicurarono che avrebbero riportato le auto in centro una volta vinte le elezioni. Promessa mantenuta. Ma la soluzione adottata, neanche a dirlo, ha suscitato malumori. Di più: secondo la minoranza, ha finito per scontentare tutti.

«Quando si fa un intervento di questo tipo non si può sempre incontrare apprezzamento. Le contestazioni sono inevitabili – sottolinea il sindaco Fabio Terzi -. Abbiamo adottato una soluzione di compromesso, cercando di venire incontro alle esigenze di tutti. Era impossibile lasciare la via Mazzini senza traffico veicolare, perché ciò avrebbe fatto morire il commercio di vicinato. Allo stesso tempo, però, non si poteva nemmeno rimanere senza regole, con parcheggio selvaggio e auto che viaggiavano a velocità sostenuta. L’arredo urbano con elementi che mettevano in sicurezza i pedoni, a nostro modo di vedere, era la soluzione migliore».

Il primo cittadino elenca anche quelli che a suo parere sono i vantaggi delle novità introdotte: «I residenti devono magari effettuare una manovra in più per entrare nei cortili, ma non si ritrovano le auto davanti ai passi carrali. I pedoni sono messi in sicurezza perché le macchine non solo hanno rallentato, ma non parcheggiano più dove non è consentito. I commercianti si son visti ridotti i parcheggi, ma hanno comunque a disposizione una decina di posti. Non solo, ora possono contare anche su due spazi per lo scarico e carico».

Sotto accusa sono finiti soprattutto i dissuasori posati lungo la via: elementi in acciaio corten, che secondo la minoranza non garantiscono affatto la sicurezza. Lo dimostrerebbero i tanti paletti urtati o abbattuti in poco tempo. «Questi elementi – prosegue Terzi – servono a far rallentare le auto, richiedono più attenzione da parte di chi guida e separano il traffico veicolare da quello pedonale. La via Mazzini non ha marciapiede, era quindi necessario mettere in evidenza i percorsi pedonali. È stata istituita una zona 30, ovvero una zona in cui è privilegiato il traffico pedonale. I paletti servono a meglio identificare questa gerarchia».

Il sindaco, comunque, si dice disponibile a sedersi attorno a un tavolo per discutere. «Sono sempre pronto al confronto – osserva -. Certo non capisco questa richiesta da parte di una minoranza che era stata invitata al tavolo di lavoro per questo progetto, ma ha rifiutato di partecipare. Per loro l’unica soluzione era la chiusura della via. Fa specie che prima si sottraggano alle proprie responsabilità e poi chiedano il dialogo».

Terzi conclude con una puntualizzazione: «Ricordo che quando con la precedente amministrazione ci fu la chiusura di via Mazzini vennero raccolte ben duemila firme. Ci fu una petizione popolare che partì dal basso e non dai movimenti politici, come sta avvenendo ora. Comunque, terrò nel dovuto conto le firme che mi arriveranno sul tavolo perché è corretto ascoltare la voce di tutti i cittadini».

Nel video, l’intervista completa a Fabio Terzi:

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