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Punto nascita Piario, mozione bocciata in Regione

Considerata non urgente a fine luglio, ieri (martedì 11 settembre) è tornata tornata in Consiglio regionale la mozione del bergamasco Jacopo Scandella per cercare di non far chiudere il punto nascita di Piario.

La mozione, in particolare, mirava ad impegnare la Giunta regionale a mettere in atto «tutte le iniziative politiche ed organizzative necessarie a mantenere attivo il punto nascita di Piario». Oltre che dal Pd (il partito di Scandella), l’iniziativa era stata condivisa al Movimento 5 Stelle e dai Lombardi Civici Europeisti (Lista Gori). Nel tentativo di convincere gli altri consiglieri regionali, Scandella ha anche distribuito una mappa.

«Ci sono i quattro punti nascita nel raggio di 10 chilometri intorno alla città: Bergamo, Seriate, Alzano e Ponte San Pietro – spiega il consigliere regionale -. E poi ci sono i punti nascita montani: San Giovanni Bianco, chiuso nella passata legislatura, e Piario. Se è vero che in Lombardia c’è carenza di ginecologi, pediatri e professionisti indispensabili per garantire gli standard previsti dalla legge, non è però obbligatorio che questa carenza si scarichi sui punti nascita montani e su territori che negli ultimi anni hanno già subito una perdita consistente di servizi pubblici».

Nonostante questo tentativo in extremis, la mozione è stata respinta dalla maggioranza di centrodestra (si è deciso di non discuterla). «Credo che mai come in questo caso sia stato evidente come da una parte ci siano gli interessi del nostro territorio: delle 16 mila persone che hanno firmato la petizione, dei sindaci che hanno presentato ricorso al Tar contro la delibera regionale, del Comitato che ogni giorno raccoglie centinaia di adesioni. Dall’altra, invece, c’è chi, come Lega e Forza Italia, privilegia altri territori e ritiene che Piario sia sacrificabile».

Per il punto nascita non c’è più nulla da fare, dunque? Scandella conclude: «Credo che questa battaglia vada portata avanti e si debba rivendicare fino in fondo il diritto di chi vive in montagna ad avere servizi pubblici a una distanza ragionevole».

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