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Due giorni in viaggio sulle Orobie

Vivere le Orobie con un viaggio durato due giorni, 5mila metri di dislivello positivo spalmati su 84 chilometri, scarpe da trail ai piedi e con sé soltanto uno zainetto. Orobie Experience è il nome dell’evento andato in scena sabato 29 e domenica 30 giugno, organizzato dalla Fly-Up di Mario Poletti con il supporto di Scott Italia.
Un viaggio di gruppo: non una gara, ma neppure una passeggiata. Non per tutti dunque. Solo per gente con allenamento specifico e innamorata della montagna. Una decina di persone il primo giorno, alle quali se ne sono unite un’altra decina nella seconda giornata, fino a raggiungere le 20, numero massimo di persone ammesse. L’itinerario è stato scelto per ripercorrere le gesta di Mario Poletti, che nel 2005 fermò il cronometro su 8h52’31” nel completare il Sentiero delle Orobie.
A fare da guida, da motivatore e da coach lo stesso Mario Poletti, coadiuvato dalla guida di media montagna Paolo Cattaneo (che ha dato un’impronta anche culturale all’iniziativa). Al loro seguito, un gruppo di atleti proveniente da Bergamo, Milano, Lecco e Varese. Sono bastati pochi chilometri perché si creasse una coesione forte fra i componenti del team, incoraggiati da un leader nato come Mario Poletti. Non tutti erano preparati alle diversificate asperità delle Orobie, tutti però all’occorrenza hanno aspettato e aiutato chi tendeva a rallentare nei tratti più tecnici.
Tratti più tecnici che 14 anni fa vennero affrontati di corsa, così come il resto del percorso, dal clusonese Mario Poletti (si pensi alla ferrata del passo della Porta dove ha “corso” persino in… quadrupedia), che allora era ai vertici dello skyrunning mondiale e ora è il product manager running di Scott Italia. L’impresa venne realizzata sotto la regia di Promoeventi Sport, il cui capo era ed è Giovanni Bettineschi, il quale, legato a Poletti da una solida amicizia, ha voluto far parte del gruppo Orobie Experience.
L’avventura sulle tracce del record è scattata da Valcanale di Ardesio alle ore 6.00 di sabato. Toccando il rifugio Alpe Corte, Laghi Gemelli, Calvi, il bivacco Frattini e il rifugio Brunone si è giunti al rifugio Coca alle ore 20.00 passate. La mattina seguente gli intrepidi, ripartiti dal rifugio Coca circa alle ore 7.00 – passando dal rifugio Curò, il passo della Manina, Pizzo di Petto, Ferrante – sono arrivati alla Baita Chalet dell’Aquila sopra Colere. Dal versante scalvino sono tornati su quello seriano, tuffandosi nella Valzurio, luogo in cui il viaggio si è concluso intorno alle ore 19.00.
Bettineschi in primis e poi tutti gli altri, provando il percorso in soli due giorni, con spostamenti di circa 14 ore il sabato e altre 12 la domenica, hanno potuto comprendere ancora meglio la portata dell’impresa siglata nel 2005, quando il capo di Promoeventi la seguì dal primo all’ultimo istante a bordo dell’elicottero. Spostamenti di 14 ore contrassegnati dalla fatica ma anche, a detta dei partecipanti, dal divertimento. «C’erano di continuo momenti in cui ci piegavamo dalle risate, nonostante la traversata richiedesse impegno e concentrazione».
The day after, Mario Poletti non fa altro che ripensare alla 2 giorni appena conclusa. «Certo, immaginavo sarebbe stato bello, ma non fino a questo punto. È stato un viaggio incredibile, chi non conosceva bene le Orobie bergamasche ne è rimasto impressionato. Versante dopo versante, gli scenari cambiano radicalmente lasciando senza fiato noi appassionati fruitori delle montagne. Mai avrei pensato che si creassero amicizie così vere e intense e una reciproca cura dell’altro che si è tramutata in uno spontaneo mutuo aiuto, prodotto dalla fatica e dalla purezza e serenità dell’ambiente in cui ci muovevamo».

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