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«Grandi opere ferme al palo»: l’edilizia chiede investimenti

Il mondo dell’edilizia scende in piazza. Venerdì 15, dove Fillea, Filca e Feneal (i sindacati di categoria di  Cgil, Cisl e Uil) manifesteranno con i lavoratori in vari luoghi simbolo per il settore, sparsi in tutta Italia.

Per Bergamo e gli altri territori lombardi la protesta si terrà sul ponte di Annone Brianza, teatro di un tragico incidente che tre anni fa è costato la vita ad un uomo che transitava mentre è avvenuto il crollo. «Lo scopo è di sensibilizzare il Governo e le forze parlamentari per il rilancio di un settore ancora strategico per l’economia del nostro Paese, essendo l’edilizia uno dei comparti con maggior effetto moltiplicatore degli investimenti e dell’occupazione e quindi fra quelli maggiormente in grado di trainare lo sviluppo economico. E naturalmente, l’aumento dell’occupazione di qualità, con un effettivo contrasto al lavoro nero, al dumping contrattuale e la revisione decreto “sblocca cantieri”».

C’è da dire che a Bergamo, dopo anni difficili, il mercato dell’edilizia sta segnando un timido corso positivo. Infatti, dal 2017 a oggi le imprese registrate tra Cassa Edile e Edilcassa sono aumentate dell’1,13% (circa una trentina d’imprese), mentre i lavoratori sono aumentati di 884 addetti (+6,77%) e le ore lavorate sono salite a +3,34%, con un aumento della massa salari del 3,78%. L’ultimo anno ha segnato una vera e propria inversione di tendenza nei numeri del comparto se pensiamo che negli anni pre-crisi il settore ha perso circa il 50% di imprese e lavoratori.

La manifestazione del prossimo 15 Novembre, sostengono i segretari generali bergamaschi di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, Giuseppe Mancin, Simone Alloni e Luciana Fratus, «vuole dare continuità al percorso avviato con la manifestazione del 9 febbraio e con lo sciopero Generale dell’intero comparto delle costruzioni del 15 marzo scorso». Con la protesta si chiede «una vera politica industriale in favore del settore delle costruzioni che passi dall’adeguamento delle nostra rete infrastrutturale alla cura del territorio, attraverso il contrasto al dissesto idrogeologico fino ad arrivare allo sblocco di tutte quelle opere necessarie al territorio per aumentarne la competitività e l’attrattività degli investimenti».

Il “macro settore” dell’edilizia a Bergamo comprende oltre 80.000 lavoratori e ancora oggi, con oltre 2 miliardi di euro l’anno, genera il 7% del valore aggiunto complessivo provinciale che, sommato al valore delle attività immobiliare, raggiunge il 21% (erano rispettivamente il 12,9% e il 25,2% negli anni pre-crisi).

Continuano i tre Segretari generali: «Adesso servono azioni concrete e indirizzate per il settore, che rimane il volano per tutta l’economia, non solo provinciale. Sarà necessario promuovere e rilanciare le sinergie di settore con tavoli istituzionali, atti a sostenere e coordinare il percorso di adeguamento dei processi produttivi e l’ammodernamento degli impianti, in funzione dell’industria 4.0 e delle normative ambientali. Serve una minor pressione fiscale sul lavoro dipendente, con una rimodulazione più equa delle imposte. Rilanciamo l’estensione anche ad altre tipologie di lavorazioni ritenute a rischio salute delle tutele per i lavori gravosi, permettendo l’accesso anticipato alla pensione. Infine, vogliamo sostenere e rilanciare azioni che permettano la staffetta generazionale, non penalizzando durante il percorso di scambio i lavoratori interessati».

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