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Lino in Valgandino, al via il raccolto

Un gruppo di giovani di Peia e Gandino ha avviato la raccolta del lino coltivato lo scorso aprile e legato al progetto “Il tessuto, la reliquia del mondo”.

L’area in cui sono stati messi a dimora i primi semi è in via Resendenza (alle spalle della Casa Madre delle Orsoline di Gandino), di proprietà della famiglia Torri. Il progetto ha come capofila il Comune di Peia e punta a ripristinare coltura e cultura del lino, arrivando a produrre (entro Pasqua 2021) cento copie certificate della Sacra Sindone. A Gandino, in occasione dell’avvio del raccolto, è giunto anche Enrico Simonato, segretario del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone che ha sede a Torino.

Accolto da Silvia Bosio, sindaco di Peia, e Filippo Servalli (vicesindaco di Gandino e coordinare del progetto), Simonato è stato salutato anche da don Innocente Chiodi, prevosto di Gandino, don Manuel Valentini (vicario), Giorgio Rondi, esperto del Linificio Canapificio Nazionale, Piero e Maria Rosa Torri della famiglia che diede origine a Torri Lana 1885, oggi guidata da Massimo Belotti, Angelo Savoldelli (resp. Didattica della Comunità del Mais Spinato di Gandino), Lorenzo Aresi (presidente Pro Loco Gandino e delegato di Promoserio) e Giambattista Gherardi, coordinatore del distretto de Le Cinque terre della Val Gandino.

Simonato ha portato con sé a Gandino una riproduzione al vero su lino della Sindone realizzata nel 2010, in vista dell’ultima ostensione pubblica avvenuta nel 2015. La scansione digitale in altissima definizione (circa 600 Gb per una sola immagine, in pratica la memoria di un intero PC) verrà utilizzata per riprodurre la sacra immagine su un tessuto completamente “made in Bergamo”.

Il progetto nato in Val Gandino, sostenuto concretamente da GAL Valle Seriana e dei Laghi Bergamaschi ed Uniacque, mette infatti al centro un’antica tradizione tessile, tuttora rintracciabile in precisi “luoghi della storia”. La coltivazione del lino è presente da secoli in Val Gandino, come confermano studi approfonditi realizzati nel 2009 dal compianto geom. Ivan Moretti, che lavorò al recupero ambientale della “Pozza del Lino”, posta in località Pizzo a Peia e legata, non a caso, ai traffici dei mercanti ed alla “Via della Lana”. Anche qui vi sono proprietà della famiglia Torri, dedita sin dal diciannovesimo secolo alla tessitura di lana, lino e canapa. L’azienda di famiglia, oggi Torri Lana 1885, è una delle più antiche realtà tessili della Valle.

“E’ stato coltivato lino – spiega Filippo Servalli, vicesindaco di Gandino che coordina il progetto – della varietà Eden, grazie alla disponibilità dell’agricoltore Clemente Savoldelli. Un ruolo determinante compete al Linificio Canapificio Nazionale che curerà filatura del lino per trama ed ordito, mentre la tessitura a lisca di pesce del filato di lino ed il finissaggio per la stampa avverranno grazie a Torri Lana 1885. Il Museo della Sindone in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi sulla Sindone si occuperà direttamente della stampa digitale a Lucca, nonché alla
numerazione e certificazione delle riproduzioni”.

Le repliche (misura al vero mt. 4,41×1,13) verranno distribuite in altrettante chiese nel mondo e diventeranno strumento di promozione anche attraverso l’apposizione di un Qr Code digitale che rimanderà ad un sito specifico. A margine dell’incontro un primo annuncio: nella primavera 2021 la prima copia prodotta in Val Gandino verrà consegnata al Museo della Bibbia di Washington (visitato ogni anno da oltre 8 milioni di persone). L’esposizione statunitense inaugurerà in quel periodo una sezione permanente completamente dedicata alla Sindone.

Didascalia foto (da sinistra):
Lorenzo Aresi, Giorgio Rondi, Filippo Servalli, Massimo Belotti, Silvia Bosio, Piero Torri, Enrico Simonato, Angelo Savoldelli, don Innocente Chiodi

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Categorie: Notizie
Tag: Lino, Valgandino

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