Sono in calo, quasi in caduta libera in troppi territori comunali della provincia di Bergamo, rendendo un’impresa ardua riuscire a prenotare una visita: sono i medici di assistenza primaria, cioè i medici di base, la cui carenza sta rendendo sempre meno accessibili i consulti da parte dei cittadini.
“In questa situazione, anche dove il medico non manca, è sempre più difficile accedere alle visite in caso di necessità. Gli stessi medici rimasti al lavoro protestano e ritengono insostenibile la situazione” segnalano CGIL, CISL e UIL provinciali, insieme alle loro sigle sindacali del pubblico impiego e dei pensionati.
Per denunciare il progressivo svuotamento degli studi di medicina di base, i sindacati hanno organizzato un presidio per domani, giovedì 21 aprile, dalle 16 alle 18, davanti alla sede locale di Regione Lombardia, in via XX Settembre 18 a Bergamo.
Secondo i dati forniti da ATS di Bergamo lo scorso febbraio in occasione di un incontro con i sindacati, nella rete dei servizi sanitari di base della provincia di Bergamo i medici di assistenza primaria titolari nel 2021 erano 556, in calo rispetto ai 591 del 2020 (a queste cifre si aggiungono i medici “provvisori”, 70 nel 2020, 52 nel 2021). Non va certo meglio per la Continuità Assistenziale, cioè la Guardia Medica: i medici titolari sono solo 12 (più 137 provvisori), erano 21 nel 2020 (più 207 provvisori).
“Dimissioni e pensionamenti continuano ad assottigliare queste cifre. Si tratta di una situazione difficilmente risolvibile a livello provinciale, e che dunque richiede interventi prima di tutto di Regione Lombardia, che deve prevedere misure straordinarie” sottolineano i rappresentanti dei pensionati di FNP-CISL, SPI-CGIL e UILP-UIL, e quelli dei lavoratori del pubblico impiego di FP-CGIL, FP FPS CISL e di UIL-FPL di Bergamo. “Non si può accettare che manchi piena funzionalità al Servizio Sanitario Regionale. Sul tema sono stati raggiunti accordi tra ATS e Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci (CRS) per tenere monitorato il fenomeno, prevedere per tempo le dimissioni e favorire l’insediamento di nuovi medici, ma si tratta di misure che non bastano”.
“Il disagio, ovviamente, non si registra solo tra gli utenti, ma investe gli stessi medici che si trovano di fronte a un aumento di richieste di intervento, senza poter contare su risorse sufficienti. Nelle ultime settimane hanno anche denunciato difficoltà nel funzionamento del sistema informatico regionale, nei rapporti con l’INPS e con i medici della specialistica ambulatoriale” concludono i sindacalisti.