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Castione, la memoria dell’ex colonia Dalmine in due opere d’arte

A Castione della Presolana la memoria si fa arte. Due opere ispirate ai ricordi legati all’ex colonia Dalmine hanno trovato posto in luoghi peculiari del paese. Il progetto è promosso dalla Galleria d’arte moderna e contemporanea (Gamec) di Bergamo e ha trovato la collaborazione della Fondazione Dalmine. Le due opere, dell’artista Chiara Gambirasio, resteranno esposte per tutto il periodo estivo.

Pensare come una montagna è il programma culturale diffuso promosso dalla Gamec che per il biennio 2024-2025 coinvolgerà, oltre agli spazi museali, il territorio della provincia di Bergamo. L’intento è creare un percorso di condivisione di esperienze artistiche volte a riflettere sui temi della sostenibilità e della collettività.

«Il programma – si legge sul sito della Gamec – prevede il coinvolgimento, in due anni, di venti tra artisti o gruppi di artisti, operanti in diversi contesti geografici e culturali, nella progettazione e realizzazione di un programma diffuso di eventi condivisi con le comunità locali, tra interventi nello spazio pubblico, performance collettive e laboratori creativi».

A Castione della Presolana, grazie alla collaborazione della Fondazione Dalmine, Chiara Gambirasio ha dato vita a un progetto partecipativo che ha visto protagoniste alcune “testimoni” che da bambine hanno frequentato la colonia estiva della Dalmine: sono state invitate a rivivere, riscoprire e condividere esperienze e ricordi legati al tempo trascorso nella colonia attraverso un lavoro focalizzato sull’utilizzo del colore. L’artista ha ideato due opere scultoree che parlano di relazioni, di esperienze condivise, di traiettorie spazio-temporali, ma anche di rapporto con la natura e il paesaggio.

«M’ama, ideata per il borgo di Rusio evoca l’idea di Madre Natura, o una “montagna-mamma”, ed è stata concepita dall’artista come un tentativo di avvicinamento e riconciliazione sia con il proprio vissuto personale, sia con la natura stessa. La forma assunta dall’opera, che presenta toni grigio-bruni alla base, verdi e gialli nella parte centrale e azzurri cangianti sulla cima, è infatti quella di una montagna che si fonde a un ceppo, in una sorta di abbraccio che l’artista si augura possa includere anche i visitatori, invitati ad abbracciare la scultura».

«V’arco è invece allestita presso l’antico ponte che collega Castione della Presolana alla Valle dei Mulini, nell’area sottostante la ex colonia. L’opera costituisce una sorta di arco temporale e spaziale che unisce più dimensioni: a nord quella della montagna, con la sua prospettiva geologica; a est la ex colonia, con il suo portato emotivo; a sud quella della valle. L’orientamento dell’arco, composto da un intreccio di rami e dipinto con i colori di un “arcobaleno di terra”, segue la direzione del sole da Est a Ovest, formando un’aureola di luce che incornicia a raggiera la cima della Presolana, e proiezioni di ombre ramificate nel fondo della valle».

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