Non bastano 2521 metri di quota per essere al riparo dall’inciviltà. I vandali ormai salgono fino in vetta alla Presolana. È una storia triste quella che ci racconta Alex Bombardieri, di Vertova, appassionato di montagna. Le Orobie sono come casa sua: non solo perché ci sale spesso, ma perché se ne prende cura. Negli anni si è fatto promotore di diverse iniziative per sostituire le campanelle sulle cime o ricordare amici scomparsi. Emerge quindi tanta amarezza nei messaggi che ci invia per descrivere quello che ha visto.
«Solo pochi giorni fa ero in vetta alla Presolana occidentale per ricordare un amico, Stefano, scomparso sul Diavolo di Tenda domenica 27 luglio. Ieri, sabato 9 agosto, ci sono tornato in solitaria. Quando salgo la “Normale”, a tre quarti devio in un canale che sbuca sotto la croce in vetta. A pochi metri ho trovato una foto ricordo. “Strano, sarà caduta a qualcuno”, ho pensato. Ma all’arrivo in cima trovo quattro ragazzi che stanno raccogliendo le memorie sparse su tutta la vetta».
Purtroppo, però, c’è anche altro. «Notiamo che qualcuno, con un sasso, ha anche rotto una foto in ceramica cementata da tanti anni su un sasso a lato della croce. Inoltre, vediamo che il libro di vetta è stato rotto e buttato. Nel contenitore porta-libro è stato infilato un sasso in modo che non ci possa più stare niente. Sono state tagliate anche delle fascette che tenevano fissata alla croce una targa in ricordo di Elio, un escursionista morto in Adamello, e la targa è stata gettata chissà dove. È stata presa anche a sassate la campanella che, fortunatamente, si è solo allentata».
Bombardieri e i giovani che erano in vetta hanno cercato di rimediare. «Abbiamo raccolto tutte le memorie che ho trovato, lasciate dagli alpinisti che arrivano lassù in ricordo dei loro cari nel libro di vetta. Alcune erano nascoste sotto dei sassi; le abbiamo notate per caso e messe nel porta-libro, nel poco spazio rimasto».
Ma non è finita. «A lato della croce c’era un volto di Cristo scolpito e colorato. Ebbene, è stato preso a sassate».
«Giovedì, quando sono salito in Presolana l’ultima volta, tutto era al proprio posto», conclude Alex Bombardieri.