Tra scenografie per “La Fenice”, illustrazioni per riviste e tele dove la figura umana fluttua sospesa tra sogno e realtà, Franco Rognoni ha attraversato il Novecento con uno sguardo capace di far convivere ironia e dramma. Dal 6 dicembre Casa Matteo di Fino del Monte ospita “La poesia di Franco Rognoni”, mostra che riunisce oltre 20 opere di diversi periodi del maestro milanese.
L’esposizione è accompagnata dal testo critico di Sandra Nava e segna il terzo appuntamento che Franca Pezzoli dedica all’artista: già nel 2004 aveva organizzato una prima personale tra l’Accademia Tadini di Lovere e lo spazio di Clusone in via Mazzini, seguita da una seconda mostra nel Museo della Basilica di Clusone. In quell’occasione era presente Mariuccia Noè Rognoni, vedova dell’artista, scomparsa nel 2016 dopo aver dedicato la vita a sostenere l’opera del marito.
Franco Rognoni nasce a Milano nel 1913 e fin da giovane si avvicina al disegno e alla pittura, frequentando le scuole tecniche di tessitura e arte applicata. Nel 1934 inizia a collaborare con diverse riviste e nel 1938 tiene la sua prima personale, confrontandosi con artisti come Mario Sironi, De Pisis e Modigliani. Nel 1946 sposa Mariuccia Noè, figura colta dell’ambiente scaligero che diventerà sua musa e instancabile sostenitrice. Dal 1953 la critica inizia a interessarsi al suo lavoro, grazie anche alla presentazione di Guido Balla a Milano.
Nel 1957 la Rai gli propone una collaborazione come scenografo e costumista, attività che svolgerà anche per la Piccola Scala e la Fenice di Venezia. Questa esperienza influenza profondamente la sua pittura, dove convivono ironia e dramma, alimentate dalle amicizie musicali e dalla passione per la letteratura. Tra gli anni Settanta e Ottanta la sua ricerca si concentra sulla figura umana, collocata in contesti sospesi tra realtà e immaginazione. Rognoni scompare a Milano l’11 marzo 1999, dopo aver realizzato oltre cento mostre personali e innumerevoli collettive in Italia e all’estero.
«In questa mostra preziosa e raffinatissima sono presenti opere, quasi tutti oli, di qualità assoluta. E accanto a questi oli, carte e tecniche miste – sottolinea Sandra Nava -. Gestiva la materia con un segno apparentemente fragile, ma mai lontano dalla realtà quotidiana. Franco Rognoni è presente straordinariamente giovane e futurista nella quotidianità che lui ci ha sempre indicato, e che attualmente vive nel difficile momento storico che tutti noi stiamo attraversando. La quotidianità di Franco sta a definire che non ci sono limiti tra un esterno e un interno della nostra vita. Franco Rognoni vive tutt’ora con straordinaria modernità nel futuro che auspichiamo per tutti vivibile».
In occasione della mostra è stata presentata anche la scatola “Dolcetti con arte” con un’opera di Rognoni, undicesima edizione della collaborazione tra arte e cucina che “Casa Matteo” propone ogni anno a dicembre.

















