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Spesa sociale: in Bergamasca i Comuni spendono di più, ma lo Stato dà meno soldi

La spesa sociale nei Comuni bergamaschi continua a crescere, sfiorando nel 2024 i 160 milioni di euro. È quanto emerge dalla rilevazione annuale condotta dal dipartimento Welfare della Cisl di Bergamo sui bilanci delle amministrazioni della provincia. L’indicatore della “propensione sociale” si attesta al 17,6%, mentre la spesa pro-capite raggiunge i 143,2 euro, in aumento rispetto ai 139 euro dell’anno precedente.

I dati evidenziano una situazione contrastante: da un lato i trasferimenti statali hanno registrato un calo del 3,5%, scendendo a circa 204 milioni di euro (7 milioni in meno rispetto al 2023), con riduzioni particolarmente significative negli ambiti di Grumello (-10,17%), Basso Sebino (-13,57%) e Bergamo (-11,76%) e trasferimenti più rilevanti solo per alcuni ambiti (Valle Seriana, Isola Bergamasca, Alto Sebino, Seriate, Romano di Lombardia). Dall’altro, le entrate dai tributi locali sono aumentate del 3%, superando quota 554,5 milioni di euro complessivi per i 243 Comuni della provincia.

Negli ultimi quattro anni, la spesa sociale è cresciuta in modo costante in tutti i Comuni bergamaschi, con un aumento di tutte le voci monitorate dal dipartimento Welfare della Cisl. Questa crescita riflette una richiesta sempre maggiore di aiuti e servizi da parte dei cittadini, a cui gli amministratori locali hanno cercato di dare risposta nonostante le difficoltà nel reperire risorse. Emergono bisogni sempre più complessi e diffusi: invecchiamento della popolazione, calo delle nascite, povertà, famiglie fragili e migrazioni. Una realtà che sta mettendo sotto pressione il sistema di welfare tradizionale.

Il sindacato, insieme alla categoria dei pensionati Fnpd, indica come priorità gli anziani e la non autosufficienza (con la legge 33 ancora senza finanziamenti), le famiglie e i minori, la povertà (le cui risorse sono diminuite del 20%) e la salute mentale.

«La prima cosa che chiediamo è avere maggiori risorse – dice Angelo Murabito, della segreteria provinciale della Cisl –. Il calo dei trasferimenti e l’aumento dell’inflazione hanno eroso alcuni fondi assistenziali pur in teoria rimasti inalterati. Serve promuovere il rafforzamento dei servizi di prossimità nelle aree dove la spesa è più bassa e potenziare i servizi di assistenza domiciliare caratterizzandoli in relazione alle peculiarità territoriali (per esempio, le valli, la città)».

Mario Gatti, della segreteria Fnp, sottolinea la necessità di un cambio di paradigma: «Dobbiamo proporre un nuovo modello di sistema di Welfare in risposta a una società che è rapidamente cambiata, che necessita di uscire dagli schemi tradizionali, abbiamo bisogno di una rinnovata capacità di lettura e di una visione più ampia e lungimirante con un cambio di passo verso una innovazione che accompagna e risponde alle trasformazioni in atto».

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