Un’arte marziale particolarmente articolata, ma soprattutto un metodo di difesa e combattimento specializzato nella lotta a terra. Il jiu-jitsu brasiliano (BJJ) ha un nuovo importante alfiere nel bergamasco Matteo Brignoli, 25 anni di Peia, che negli ultimi mesi ha scalato le gerarchie mondiali arrivando lo scorso 12 novembre a conquistare il bronzo iridato alle competizioni mondiali organizzate ad Abu Dhabi dall’AJP Federation.
Una prestazione che ha coronato un palmares di grande spessore impreziosito ai massimi livelli anche dal doppio oro (categoria ed open class) conquistato un anno fa al Dublin International Open in Irlanda. “Ho iniziato con le arti marziali sin da bambino – spiega Matteo – praticando judo negli anni della scuola primaria. Si trattava di attività agonistiche di carattere provinciale e regionale anche se ancora ricordo l’emozione di una trasferta che mi vide gareggiare a Genova. Successivamente ho praticato calcio per un paio d’anni prima di ritornare al judo e in particolare al jiu-jitsu brasiliano che ne è una derivazione”.
Oltre un secolo fa questa disciplina prese piede codificando in un nuovo sport la parte che nel judo prevede la lotta a terra. “A caratterizzare il jiu-jitsu brasiliano – spiega Matteo – sono le tecniche di pressione e blocco a terra dell’avversario con leve, chiavi articolari e strangolamenti che coinvolgono ogni parte del corpo per finalizzare l’avversario, cioè portarlo alla resa, esaltando gli aspetti tecnici rispetto a quelli di mera forza fisica”.


















