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Giuseppe Abbagnale in visita alla Canottieri Sebino di Lovere

L’impegno, la dedizione e gli obiettivi di un campione: sono emersi dal racconto di Giuseppe Abbagnale in visita oggi alla Canottieri Sebino di Lovere.

L’ex canottiere, vincitore di due titoli olimpici e sette mondiali nel canottaggio e Presidente della Federazione Italiana di Canottaggio, ha raccontato “quello che non si trova sulle cronache sportive” ai giovani e simpatizzanti della società sportiva sebina intervenuti per non perdersi l’importante occasione.

Accompagnato dal vicepresidente nazionale e dal presidente regionale, rispettivamente Luciano Magistri e Fabrizio Quaglino, è stato accolto dal sindaco di Lovere Alex Pennacchio e dal presidente della Canottieri Sebino Angelo Zanotti. 

Dopo le firma sul manifesto della giornata con il pennarello, i discorsi. «Otto anni fa mi ero preso l’impegno di conoscere tutte le società italiane di canottaggio»: ha esordito Abbagnale ricordando anche i compiti che spettano a chi ricopre l’importante carica ai vertici della Federazione.

«Parto da lontano per raccontare la mia storia – ha detto Abbagnale -. Nel 1975 mi sono avvicinato al canottaggio grazie allo zio Giuseppe La Mura, diventato poi direttore tecnico della Nazionale Italiana Canottaggio e ancora oggi impegnato nel settore formazione nei quadri della Federazione. Vengo da una famiglia lontana dalla dimensione sportiva. In me invece ardeva un fuoco forte: cercavo sempre di mettermi alla prova in qualsiasi competizione sportiva. Mio zio mi ha quindi indirizzato al canottaggio, anche se ha incontrato la ritrosia di mio padre. Atteggiamento diverso invece quello di mia madre».

Parlando dell’allenatore Giuseppe La Mura, ha ricordato anche alcuni suoi insegnamenti: «Il canottaggio può avere tanti livelli. Il livello da raggiungere lo stabilisce lo stesso atleta. Tanto più alto è il livello che si cerca, maggiore è l’attaccamento che si deve mettere».

«Secondo La Mura si poteva fare canottaggio di qualità anche a Castellammare di Stabia, nonostante l’assenza di acque calme. Il primo anno trasformò l’allenamento da pomeridiano a mattutino. Ci allenavamo prima di andare a scuola, alle 6. Nel 1975 avevo un’età consona per iniziare, oggi sarebbe tardi. Quell’anno ho preso parte a tutte le gare nazionali arrivando sempre quarto».

«Dopo i primi risultati della società a livello nazionale, nel 1976 La Mura ci riunì tutti e ci chiese di potere introdurre un ulteriore allenamento e di anticipare l’orario di inizio alle 5. Si creò un sottogruppo di pochi ragazzini, tra cui il sottoscritto. Da lì è iniziata un’avventura difficile, ma ricca di soddisfazioni».

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