Tra Pianico e Sovere ha trascorso infanzia e adolescenza. E proprio a Sovere, oggi, Ivan Cattaneo è tornato, ospite per un pomeriggio di Beppe Rota, poliedrico cameraman con la passione per il collezionismo e i vip. Il cantautore (ma anche artista e pittore) ha firmato autografi, si è messo in posa per le fotografie di rito, ha parlato dei suoi quarant’anni di carriera, festeggiati proprio quest’anno.
Il suo viaggio nel mondo della musica è cominciato sulle sponde del Lago d’Iseo e, forse pochi lo sanno, dalle selezioni per lo Zecchino d’oro. «Avevo 11 anni – racconta –. Mio papà e mia mamma mi hanno portato a Milano per questo provino. Poi a un certo punto mi sono perso. Sono uscito per bere un’aranciata, pensavo che Milano fosse come Pianico, invece era un po’ più grande e ho sbagliato la strada. Quando i miei genitori mi hanno trovato, avevo la tachicardia perché stavo malissimo e ho dovuto fare il provino in quelle condizioni. Avevo cantato “Lui” di Rita Pavone. Gliel’ho fatto sentire proprio l’altra sera a Rita Pavone e ha detto: “Sei la persone che più mi hai imitato alla perfezione”. Avevo la voce bianca e imitavo lei in maniera incredibile».
Da lì è iniziata una carriera che lo ha portato al successo sia come cantautore sia come interprete di brani altrui (l’album «2060 Italian Graffiati», che contiene celebri canzoni come «Nessuno mi può giudicare» e «Una zebra a pois», ha venduto ben 475.000 copie). Ma alla domanda «Quando hai capito che la musica sarebbe stata la tua vita?» risponde: «In realtà, non l’ho ancora capito. La musica ti dà tanti privilegi, però allo stesso tempo non sei mai convinto di fare un lavoro tra virgolette serio».
Il regalo per i suoi quarant’anni di carriera è stato «Un tipo atipico #tributoivancattaneo», un doppio album in cui artisti come Garbo, Banda Osiris, Montefiori Cocktail, Naif Herin e tanti altri reinterpretano alcuni brani dell’Ivan Cattaneo cantautore, riportando alla luce tante canzoni messe in ombra dal successo ottenuto con gli album di cover anni ‘60. «È stata una piacevole sorpresa. È un disco molto generoso. Le cose che farò io, invece, usciranno l’anno prossimo: una sorpresa anche quella perché sarà un modo nuovo di fare musica e cantare».
Nello studio di Beppe Rota, Ivan Cattaneo ha parlato anche del rapporto con i luoghi in cui è nato e cresciuto: «Ho Bergamo nel cuore, ma è una cosa indescrivibile. Proprio perché sono lontano amo ancora di più la mia valle e la mia gente. Pianico è rimasto nel mio cuore». A Sovere ha frequentato le scuole e, proprio per questo, Beppe Rota gli ha regalato un piccolo banco come quelli che si trovavano nelle classi di una volta. Un pensiero anche per il papà di Beppe, Enzo, che Ivan conosceva molto bene: «Era un collezionista incredibile di oggetti antichi, di quadri, di cose meravigliose. Bisognerebbe fare un museo con tutte le opere che seppe raccogliere».