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Fusione, si smarca anche la minoranza di Cerete

Il gruppo consigliare di minoranza di Cerete, dopo quello di Rovetta, prende le distanze dal progetto di fusione dei comuni di Rovetta, Fino del Monte, Cerete, Songavazzo e Onore. Il consigliere Ezio Seghezzi ha lasciato infatti la commissione al lavoro sul comune unico.

“È stata una conseguenza naturale – spiega Ezio Seghezzi, consigliere di minoranza di Cerete – di una situazione che era insostenibile. Siamo stati nominati a gennaio e la prima convocazione è avvenuta a ottobre quando ci è stato propinato un progetto di fusione, che come scrive la nostra prima cittadina sul giornalino comunale, è già definitivo. Non abbiamo capito quindi che ruolo avessero i rappresentanti delle minoranze. Nell’incontro ho già evidenziato come Cerete sia gravemente penalizzato da questo progetto. Il nostro è il secondo comune per dimensioni e anche solo per questo avrebbe dovuto ottenere  un riconoscimento diverso che non gli è stato accordato. Questo fa pensare molto alla delicatezza della situazione del comune di Cerete in quanto essendo un comune composto da frazioni, nel momento in cui non esisterà più il comune si evidenzierà il suo frazionamento. Le frazioni di Cerete sono relativamente poco popolose e questo inevitabilmente porterà ad avere gravi difficoltà di rappresentanza all’interno del comune unico, perché è evidente che nel momento in cui ci sarà una lista sarà eletto chi avrà più voti di preferenza e non saranno di certo le piccole frazioni a pesare. Ii rischio grave per Cerete sarà di non avere alcun rappresentante, cosa che potrebbe capitare anche ad altri comuni”.

Anche la minoranza di Cerete è d’accordo con quella di Rovetta (leggi l’articolo del  20 ottobre 2015), che ha lasciato la stessa commissione già da qualche settimana, fondersi non è un obbligo e la soluzione sul territorio c’è già: l’Unione dei Comuni.

“È evidente che la soluzione sia l’Unione – continua Seghezzi – l’ente sovracomunale per prima cosa garantisce la rappresentanza: la giunta è composta infatti dai sindaci dei paesi. Secondo, non ci sarebbero spese maggiori per la rappresentanza politica: con la fusione aumenterebbero le indennità degli amministratori e non è vero quindi che ci sarebbero risparmi. C’è qualcosa da dire in funzione della scelta fatta di portare tutto avanti un po’ in sordina. È un progetto che è per sempre e qui non c’è nemmeno la Sacra Rota per dividere quello che viene unito. Mi sarei aspettato di vedere discutere la popolazione prima, per permettere ai cittadini di elaborare un pensiero in merito, lasciarli quindi sviluppare le loro idee, raccoglierle e poi discuterle. Invece qui si sta perseguendo un discorso diverso che sembra teorizzato per arrivare a dire prendete questa cosa perché se no morite. Ma non è così”.

I primi cittadini al lavoro con il progetto di fusione hanno in programma una conferenza stampa nei prossimi giorni con la quale verranno forniti i dettagli del progetto. Nei mesi scorsi sul tema abbiamo raccolto anche i seguenti contributi.

22 agosto 2015

27 giugno 2015

Interviste del 17 maggio 2015 realizzate a Vertova.

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