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Donna di Premolo in carcere, parla l’avvocato

Resta in isolamento nel carcere di Bergamo, Laura Mappelli, la 47enne di Premolo accusata di aver tentato di avvelenare il marito, Lino Rossi, 42 anni, originario di Villa d’Ogna, sposato il 31 luglio scorso dopo 12 anni di convivenza. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il 4 dicembre la donna avrebbe sciolto nel caffè del marito un potente sonnifero (benzodiazepina) e, una volta addormentato, gli avrebbe somministrato una massiccia dose di insulina. Era poi uscita a far la spesa e, dopo essere rientrata a casa in compagnia della madre, aveva allertato i soccorsi. Sempre secondo l’accusa, la donna aveva una relazione extraconiugale e avrebbe tentato di liberarsi del marito in modo non sospetto. Nella notte del 12 dicembre, quindi, per lei è scattato il fermo, non convalidato dal giudice per le indagini preliminari, che ha però disposto la misura cautelare in carcere. Il marito, dopo essere stato ricoverato all’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, ora sta meglio.

«La mia assistita nega fermamente ogni responsabilità in relazione alle accuse formulate dagli inquirenti – dichiara in una nota il legale di Laura Mappelli, l’avvocato Salvatore Davide di Milano -. Pur molto provata, la mia cliente ha ribadito di non aver fatto altro che contribuire a salvare la vita del marito». La ricostruzione degli inquirenti non convince il difensore: «Sul punto, è indiscusso che la donna abbia, ella stessa, allertato i soccorsi non appena apprese le gravi condizioni del marito operando personalmente, in attesa del loro arrivo (e per ben 20 minuti), massaggio cardiaco volto alla rianimazione del signor Rossi».

«Quanto al contegno osservato a seguito dell’evento – prosegue l’avvocato -, la mia assistita ha sempre fornito piena ed esaustiva collaborazione agli operanti di polizia giudiziaria tanto che lo stesso Gip ha escluso in radice la sussistenza di ogni pericolo di fuga, addirittura rigettando la richiesta di convalida del fermo». La difesa, conclude l’avvocato, sta valutando le modalità tramite le quali approfondire la vicenda, fermo restando che l’assoluta priorità rimane la remissione in libertà della donna.

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