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Quando è più importante sapere fare

Imparare un lavoro, in un mondo che cambia rapidamente, è una scommessa; ma è allo stesso tempo una sfida per le scuole, che devono essere capaci di anticipare i tempi, oltre che formare persone in grado di metterci tenacia.

La formazione professionale e il lavoro sono state messe al centro di un incontro, promosso dall’associazione culturale Il Testimone, occasione andata in scena presso l’auditorium delle scuole elementari di Clusone con la partecipazione dell’assessore regionale all’Istruzione e Formazione Valentina Aprea, insieme ai dirigenti dell’alta Valle Seriana. Alla serata hanno preso parte il dirigente dell’Istituto Comprensivo Andrea Carrara, il dirigente del Fantoni Roberto Vicini e i colleghi del Patronato e dell’Alberghiera Antonio Giudici e Amos Simoncelli. L’incontro è stato moderato dal vice presidente dell’associazione Tino Picinali. Tra i temi principali affrontati l’alternanza scuola lavoro e i progetti attivati in tal senso nelle scuole superiori.

La necessità di parametri diversi per la formazione di classi nelle scuole di montagna: è il tema rilanciato invece dall’intervento dell’ex dirigente scolastico, e attuale capogruppo di minoranza a Clusone, Francesco Moioli. Moioli ha ricordato inoltre come negli anni sia sfumato il progetto che prevedeva la realizzazione di una nuova scuola alberghiera capace proprio di attivare percorsi nell’ottica dell’alternanza scuola-lavoro.

“Ready to work” è il nome del progetto della Regione presentanto dall’assessore che con il suo intervento ha posto particolare attenzione sul futuro della scuola. “O cerchiamo insieme delle soluzioni alternative – ha detto Aprea – o avrà problemi anche la nostra Lombardia. I bambini che oggi iniziano la primaria, finiranno di studiare nel 2030. Che mondo ci sarà? Gli alunni oggi sullo smartphone usano tutte le dita nello scrivere, mentre le maestre sono ancora ancorate nel ‘900. Per questo oggi bisogna fare grandi passi per entrare nel futuro. Oggi la tecnologia più avanzata nella didattica supera la lim e il tablet impiegando una sorta di cellulare che proietta l’oggetto della lezione in 3d. Il pericolo è che con il nostro insegnamento andiamo a formare i giovani a qualcosa di superato. In Finlandia s’insegna il “coding”, un linguaggio di programmazione. Noi siamo indietro. Oggi invece bisogna investire sull’educazione permanente. È saltato lo schema che separava l’educazione dalla formazione. Il percorso di formazione professionale non è un percorso di serie b. Per i ragazzi che frequentano queste scuole c’è un’alta quantità di ore in alternanza scuola-lavoro. I ragazzi di questa generazione dovranno imparare tutta la vita. Il bilancio nazionale per questo non può concentrarsi negli anni canonici della scuola. I nostri ragazzi, dai 20 ai 30 anni sono come congelati. Noi siamo in una situazione molto critica. Dobbiamo cambiare questo sistema mettendo al centro progetti come la certificazione on the job. Fate gli accordi di rete orizzontali: questo è l’invito. Non è possibile che qualcuno vada per conto suo. Clusone deve essere un modello, deve essere un marchio. Con l’auto-imprenditorialità si può fare tutto”.

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