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Ma li abbiamo mai aiutati sul serio a casa loro?

Padre Daniele Moschetti conosce bene l’Africa. Ci ha vissuto quasi vent’anni. Prima in Kenya, tra i baraccati di Kibera e Korogocho a Nairobi, poi in Sud Sudan, paese martoriato da decenni di guerra civile. Della sua esperienza ha parlato ieri a Clusone in due incontri all’Istituto “Fantoni”. Il primo con gli studenti, il secondo in serata aperto a tutti.

Il 3 ottobre non è stato scelto a caso. Nel 2013 al largo di Lampedusa morirono 368 persone, una tragedia ora ricordata con la Giornata nazionale delle vittime dell’immigrazione. Inevitabile, dunque, per padre Moschetti affrontare anche il tema dei migranti che attraversano il Mediterraneo nella speranza di iniziare una nuova vita in Europa. Un fenomeno che il missionario comboniano legge alla luce della sua esperienza.

In quanti dall’Africa scappano verso l’Europa?

«Dobbiamo renderci conto che quando ci sono conflitti tra Stati o guerre civili, le prime persone che si muovono non lo fanno mai verso l’Europa – spiega nell’intervista che ha concesso ad Antenna2 -. Queste persone si spostano anzitutto verso i paesi vicini. Nel caso del Sud Sudan, ad esempio, sono due milioni i profughi che sono scappati dalla loro terra per avere la possibilità di un futuro. E sono andati nei paesi vicini: un milione di persone soltanto in Uganda».

Per quanto riguarda l’Europa, l’Italia in particolare, padre Moschetti non ritiene corretto parlare di “emergenza” o addirittura “invasione”. «L’80% di queste persone rimane in Africa, sia per cercare lavoro sia per scappare da guerre e violenza – ribadisce -. Solo una parte arriva fino alla Libia per salire sui barconi. Questo comporta rischiare la vita: in migliaia sono morti nel deserto del Sahara, così come nel Mediterraneo».

«Tutto questo non sta fermando i migranti – aggiunge padre Moschetti -. Quando uno è disperato, infatti, fa ogni tentativo per riuscire a mandare avanti la propria famiglia a casa. Questo ci deve far riflettere. In questi ultimi mesi ho sentito slogan tipo “vengono a rubarci il lavoro” e altri stereotipi. Dobbiamo però essere onesti. Per prima cosa guardare i dati, che non sono così preoccupanti. Il presidente dell’Inps Boeri, qualche mese fa, ci ha ricordato come coi contributi degli immigrati regolari riusciamo a pagare le pensioni agli italiani. Dobbiamo dunque pensare anche alla ricchezza che queste persone portano. E non soltanto dal punto di vista materiale. Certo, ci vuole pianificazione: per integrare e non dividere».

Aiutarli a casa loro?

Di recente, nel dibattito pubblico, è tornato alla ribalta lo slogan “aiutiamoli a casa loro”. Tradotto: investiamo nel sostegno allo sviluppo invece che sull’accoglienza. «È un bello slogan, detto già anche trent’anni fa – osserva ancora padre Daniele Moschetti -. Peccato che è stato poco attuato. Io, con altri missionari, posso testimoniare che si è fatto ben poco. La cooperazione italiana, come la cooperazione europea, è andata nella linea di aiutare i paesi africani, ma portando le proprie ditte, le proprie multinazionali. Non abbiamo formato quadri professionali sul posto, quando poi si è trattato di tornare in Italia dopo aver concluso progetti da milioni di euro».

«Più che aiutare là – prosegue il missionario comboniano -, abbiamo portato via da là. Nei secoli passati l’Occidente ha sottratto schiavi a milioni. Per non parlare delle risorse naturali: oro, diamanti, uranio, coltan, petrolio, gas. Tanti paesi stanno ancora saccheggiando questa povera Africa. E in questo momento le stiamo saccheggiando anche la dignità. Non possiamo continuare a dire “aiutiamoli là”, se poi non facciamo nulla concretamente».

Il dramma del Sud Sudan

Padre Daniele Moschetti in questi giorni sta girando l’Italia per presentare il suo libro “Sud Sudan. Il lungo e sofferto cammino verso pace, giustizia e dignità” (Dissensi edizioni), che può contare anche sull’introduzione di Papa Francesco. Un volume che vuole portare l’attenzione sulla difficile condizioni del neonato paese africano. Il missionario comboniano ne ha parlato anche nel corso dell’intervista ad Antenna2 che potrete vedere questa sera (mercoledì 4 ottobre) nel servizio di Target in onda alle 19 sul canale 88 del digitale terrestre:

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