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«Più sostegno a chi fa figli»

Sempre più vecchi e sempre di meno: sono alcune delle caratteristiche della popolazione italiana al centro della riflessione proposta in un incontro pubblico che si è tenuto ieri sera a Gandino presso la Sala Maconi. Il gruppo Lumen, in collaborazione con l’associazione Il Testimone, hanno invitato il professore di Demografia dell’Università di Milano Bicocca Gian Carlo Blangiardo per una serata dal titolo: “L’inverno demografico dell’Italia del XXI secolo, può tornare la primavera?”.

Le proiezioni sugli scenari futuri non sono incoraggianti. Salvo eventuali stravolgimenti (la demografia permette in genere di fare proiezioni piuttosto attendibili), la prospettiva è di arrivare con questo andamento al 2047 a una diminuzione di 400.000 unità all’anno (considerando il netto tra 800.000 morti e 400.000 nati in 12 mesi). La diminuzione delle nascite alza inevitabilmente l’età media della nostra popolazione. E il dato tiene conto anche del contributo derivante dall’immigrazione.

«Sono diversi i fattori che determinano il calo delle nascite – spiega Blangiardo -: assistiamo a problemi di rinvio che derivano da motivi economici, non c’è supporto per le coppie che fanno figli, c’è un problema di non compatibilità tra maternità e lavoro (spesso le donne faticano a essere contemporaneamente madri e lavoratrici) e mancano luoghi per la presa in cura (le scuole dell’infanzia e gli asili nido). C’è inoltre un problema di atteggiamento culturale: quei pochi che osano fare il terzo figlio non hanno quella gratificazione che la società dovrebbe dare a chi accetta di caricarsi di questo difficile compito volto a contribuire al ricambio generazionale in questo Paese. Queste cose messe insieme portano al continuo raggiungimento dei record: nel 2017 abbiamo avuto 460.000 nati che è il numero più basso da sempre da quando esiste l’Italia».

L’immigrazione può dare un aiuto? «Dà un contributo alla natalità – continua il demografo -: 66.000 sono i bambini stranieri nati nel 2017. Tuttavia non è la soluzione magica. Nel 2012 l’immigrazione contribuiva con 80.000 nati e progressivamente il numero è diminuito. Anche gli immigrati infatti incontrano difficoltà con il lavoro e spesso non hanno i nonni che possono dare una mano. Anche loro quindi rinunciano alla possibilità di fare più figli».

A volte s’invocano forme di intervento così come vi sono anche in altri Paesi stranieri (Francia, Svezia, Olanda). «Se vogliamo immaginare una qualche forma di supporto – conclude Blangiardo – dobbiamo considerare i costi delle misure che permetterebbero alle famiglie di fare più figli. In Europa abbiamo l’esempio della Francia, Paese con 7 milioni di abitanti in più rispetto al nostro, ma con 300.000 nati in più. Questo perché la Francia ha un sistema di fisco amico delle famiglie, che in qualche modo aiuta le famiglie che hanno più figli. L’attenzione nei riguardi delle famiglie non è limitata alle famiglie povere; noi invece seguiamo la logica per cui si debba aiutare le coppie quando il reddito è basso. In Francia invece si aiutano anche le famiglie del ceto medio. Se vogliamo intervenire su questi meccanismi è chiaro che si deve agire sulla massa, non come intervento di pura lotta all’esclusione sociale. Questo tuttavia ai nostri politici in questi anni non è mai entrato in testa».

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