Spiccavano tanti cappelli da cuoco, oggi a Rovetta, ai funerali di Roberto Benussi. Diversi, infatti, i colleghi che hanno voluto esserci per l’ultimo saluto allo chef bergamasco, mancato giovedì all’età di 72 anni.
I funerali sono stati celebrati a Rovetta, paese dove Benussi abitava. Il corteo è giunto sul sagrato della chiesa parrocchiale, aperto dai componenti del Coro Idica, nel quale lo chef cantava. C’erano poi gli stendardi e i rappresentanti di diverse associazioni lombarde di cuochi, a cominciare da quella bergamasca, di cui Benussi era il presidente. E poi tanti amici e conoscenti, oltre ai familiari.
Le esequie sono state celebrate dal parroco di Rovetta don Augusto Benigni in una chiesa gremita. «Roberto nella sua vita ha cercato di far bene il proprio mestiere – ha detto nell’omelia -. E questo non significa portare un pezzo di Paradiso sulla terra? Siamo qui per fare il nostro meglio perché il nostro mondo diventi più bello negli ambienti che frequentiamo».
Al termine della celebrazione, ha preso la parola Carlo Cranchi, presidente dell’Unione cuochi della Regione Lombardia. «Roberto era un grande uomo, un amico, un fratello. Per me e per tutti i cuochi della Lombardia un grande maestro», ha detto. Tanta commozione, infine, quando il Coro Idica ha cantato “Signore delle cime”.
Roberto Benussi era di origini istriane: nato in una famiglia di pescatori, dopo la guerra i genitori dovettero scappare e si rifugiarono a Grado. Fu lì che decise di diventare cuoco. A 22 anni si trasferì in Alta Valle Seriana per insegnare alla scuola alberghiera di Clusone. Insieme alla moglie Silvana Balduzzi diede poi vita al ristorante «La Bussola», al quale legò il suo nome distinguendosi per competenza e passione.