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Il mondo di una volta rivive nella vecchia canonica

Mantenere vive le tradizioni di un tempo trasmettendole anche alle future generazioni. Con questo obiettivo Elsa e Fabio Ziliani, insieme al gruppo oratorio di Solato, dal mese di marzo 2018 hanno dato il via all’allestimento del museo etnografico nella vecchia casa canonica del paese, frazione di Pian Camuno. Più di quattrocento sono gli oggetti contenuti al suo interno, molti donati, altri invece prestati dagli abitanti di Solato e da gente di paesi limitrofi.

«L’idea del museo nasce dalla voglia di arricchire la nostra festa patronale di San Giovanni Battista, che viene celebrata il 24 giugno. Negli ultimi tre anni sono state realizzate delle mostre fotografiche con scatti riguardanti la gente del posto – spiega Fabio Ziliani -. Vedendo il successo di queste mostre, abbiamo deciso di fare un passo in più e realizzare un vero e proprio museo. Il nostro motto è “fare un salto nel passato”».

Un’iniziativa, quella del museo, realizzata con la partecipazione dell’intero comitato organizzatore della festa patronale di Solato. «Il museo è tutt’ora temporaneo, viene aperto solitamente nel periodo estivo e quest’anno, volendo animare le festività natalizie, abbiamo deciso di aprirlo anche in queste settimane», prosegue Ziliani. Lo spazio scelto è la vecchia casa canonica, uno stabile caduto in disuso, a causa della presenza di un solo curato per quattro differenti parrocchie, ma che con questa iniziativa è tornato ad animarsi.

«La casa canonica ha una decina di stanze e per il museo ognuna ha il suo tema. La cucina è stata arricchita con vari utensili come il macinino del caffè e il ferro da stiro con le braci. La sala da pranzo ha una tavola bandita con servizi di caffè e tè degli anni ‘50. C’è un settore dedicato alla musica con un grammofono e uno legato allo sport con un paio di sci degli anni ’20. Le camere da letto hanno corredi degli anni ’40-’50, gli scaldaletto e uno spazio dedicato alla “toilette” con brocca, catino e vaso da notte. Ci sono anche due stanze dedicate ai lavori, per esempio filare la lana, cucire, e gli strumenti del calzolaio e infine due stanze dedicate alla caseificazione con macchine per il burro e attrezzi di campagna. Infine c’è anche un cortile, la zona dedicata al bucato con i vari strumenti».

Gli oggetti presenti nel museo appartengono al secolo scorso, in particolare risalgono al periodo tra gli anni ’30 e gli anni ’80. Un’attenzione particolare è stata riservata allo studio parrocchiale. «Lo studio è divenuto la stanza della “cronistoria” di Solato (sono stati ritrovati dei diari che narrano la storia del paese dal 1600 al 2004). Un piccolo spazio ricorda Don Giulio Turla: ci sono i suoi occhiali e il suo orologio», racconta Ziliani.

Un dettaglio da non sottovalutare è la presenza di etichette con i nomi in dialetto di tutti gli oggetti esposti. «Sono state fatte delle ricerche per riuscire a trovare tutti i termini corretti. Puntiamo sul dialetto perché vogliamo che non si perda, fa parte della nostra tradizione». L’obiettivo degli organizzatori è quello di rendere definitiva l’apertura del museo, un progetto a lungo termine vista la necessità della casa di subire dei restauri. Per ora è stata avviata una raccolta fondi. «Abbiamo in programma anche un altro progetto in occasione della prossima festa patronale: raccogliere le storie del passato per far sì che non cadano nell’oblio. L’obiettivo è di far capire la differenza tra il mondo di oggi e il passato, facendo emergere la felicità di un tempo derivante dalle piccole cose e l’infelicità di oggi nonostante la ricchezza presente».

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