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Macchie rosse nel lago Moro

Anomalia nelle acque del Lago Moro, a Darfo Boario Terme. Alcuni passanti, venerdì 28 dicembre, hanno segnalato la presenza di macchie rosse nella zona del presepe allestito sul fondale del lago. Ad intervenire, per un sopralluogo, la Polizia locale di Darfo Boario Terme e i tecnici dell’Arpa (Azienda regionale per la protezione dell’ambiente), per effettuare le opportune analisi.

«È un fenomeno paranaturale che si ripete ogni anno nel periodo invernale, non dipende dall’uomo», afferma l’ingegner Umberto Cassio, dirigente dell’Unità Organizzativa Apc (Attività produttive e controlli) Valle Camonica-Iseo dell’Arpa. Le cause che portano alla creazione di queste “macchie rosse” non  sono legate alla temperatura, ma alla stabilità, ovvero assenza di vento e pioggia.

«Sono delle mucillagini, un insieme di proteine che provengono dalla decomposizione di alcune piante del fondo e dall’azione dei batteri. Con mancanza di pioggia e ventilazione, queste risalgono in superficie e così si verifica il fenomeno», spiega l’ingegner Cassio.

Il fenomeno è legato all’eutrofizzazione (condizione di ricchezza di sostanze nutritive). «Il lago Moro è un lago chiuso. Dunque, a differenza del Lago d’Iseo, non scarica i nutrienti che affluiscono al suo interno. I nutrienti come i letami si accumulano sul fondo e creano disequilibrio», sottolinea il dirigente dell’Arpa.

Le “macchie rosse” sono gelatinose e appiccicose al tatto, ma non arrecano danno, né alla flora o alla fauna del lago, né ai turisti in caso dovessero toccarle (è invece sconsigliato ingerirle). In estate c’è invece il rischio che si formino alghe verdi, più pericolose perché rilasciano cianobatteri. E questi producono tossine che possono essere nocive.

«Ora siamo in condizioni di alta pressione, quando si abbasserà, cambierà l’umidità, pioverà e ci sarà vento, le macchie andranno via autonomamente. Per ora è un fenomeno limitato, se la quantità aumenterà procederemo con l’Ats (Agenzia di tutela della salute, ndr) effettuando le analisi tossicologiche», conclude Umberto Cassio.

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