Amboni, CGIL provinciale: “I dati appena pubblicati dall’INPS fotografano la realtà delle profonde disuguaglianze tra regione e regione e dell’esistenza di condizioni di difficoltà anche nelle regioni più ricche”.
“Anche se è cosa nota, fa sempre una certa impressione vedere fotografata implacabilmente dai numeri la profonda frattura che divide l’Italia tra regioni in cui la povertà è limitata a percentuali minime e regioni con condizioni di povertà estese e radicate”: così Orazio Amboni, responsabile del Dipartimento Welfare della CGIL di Bergamo, commenta i nuovi dati INPS sul ricorso a Reddito e Pensioni di Cittadinanza, pubblicati ieri, 16 settembre.
“I dati sono speculari a quelli delle dichiarazioni dei redditi: le regioni e le province con i redditi medi più alti hanno i numeri più bassi di accesso a Reddito e Pensione di Cittadinanza, e viceversa” prosegue Amboni. “Ci sono, però, alcune eccezioni. Vi sono province, come Milano (al primo posto in Italia per reddito medio, ma solo al 40° per minor numero di percettori RdC) o Trento, Bolzano e Aosta sempre con redditi medio alti (nei primi della classifica) e che però hanno una basso e bassissimo accesso al reddito di cittadinanza: segno che c’è una migliore distribuzione dei redditi e minori disuguaglianze sociali rispetto ad altre province del ricco nord come Milano o Brescia”.
La provincia di Bergamo, che è 18a per reddito medio pro capite, risulta 15a per minor accesso al Reddito di Cittadinanza: “Una condizione quindi più equilibrata, che vede comunque distanze sociali ma un numero ridotto di situazioni estreme. I grandi divari esistenti tra le regioni italiane segnalano che la misura del Reddito di Cittadinanza è insufficiente, magari utile, ma non certamente in grado di ridurre le distanze se non accompagnata da politiche economiche di sviluppo e creazione di lavoro vero, non assistito”.