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Oltre mille persone ad ascoltare “The Wall”, i Sushi vincono la scommessa

Chi l’avrebbe mai detto? Oltre mille persone ad ascoltare “The Wall” dei Pink Floyd suonato da cima a fondo. I Sushi Cornucopia, cover band dalla forte impronta seriana, hanno vinto la scommessa. Per tre sere hanno riempito il teatro “Monsignor Tomasini” dell’oratorio di Clusone.

Dopo la “prima” del 30 novembre, anche i due appuntamenti del 4 e 5 gennaio hanno fatto registrare praticamente il tutto esaurito. «Potenza del rock ‘n’ roll», dicono i Sushi, ancora sorpresi per un successo che proprio non si aspettavano. «Sono pure arrivate delle standing ovation, gratis», scherzano.

Tutto è nato per celebrare i quarant’anni dell’uscita di “The Wall”, undicesimo album in studio dei Pink Floyd, pubblicato nel 1979. Uno dei “doppi” più venduti della storia, pietra miliare della discografia del gruppo britannico. «Durante una cena ci siamo ricordati dell’anniversario e Giorgio (Sala, il chitarrista della band) ha detto: “Ma perché non lo suoniamo tutto?” – spiega Alberto Bigoni, bassista del gruppo (oltre che ex sindaco di Ardesio) -. In effetti, esistono tante tribute band, tante cover band, ma pochi gruppi che azzardano scommesse di questo tipo: suonare un intero album dal vivo. E, sottolineo, solo live, senza basi pre registrate. Noi ci siamo detti: proviamoci».

«C’era anche un po’ voglia di rompere la monotonia dei nostri live per mettersi in gioco e cercare di crescere», sottolinea Giorgio Sala. Per il resto, ci ha messo lo zampino anche il caso. «Ci siamo chiesti: quando è uscito “The Wall”? Il 30 novembre del ‘79. Che giorno è il 30 novembre 2019? Un sabato sera. Il teatro è libero per quella data? Sì. Bene: suoniamo “The Wall”», aggiunge Mauro Ghilardini, che dei Sushi è la voce solista).  

Da quel momento è partita la scommessa “Sushi Plays Wall”, lanciata anche attraverso una lunga preparazione. «Dietro questo spettacolo c’è oltre un anno di lavoro – evidenzia Alberto Bigoni -. A partire da tutta l’attività di riarrangiamento. Perché non potevamo certo pensare di utilizzare i suoni dei Pink Floyd. I primi due/tre mesi sono stati dedicati a questo aspetto. Sono seguite le partiture, la trascrizione. Infine, le centinaia di ore di prova». Un impegno che, oltre a Mauro Ghilardini, Giorgio Sala e Alberto Bigoni, ha coinvolto Francesco Maffeis e Luca Balduzzi (tastiere e cori), Alberto Gritti (batteria), Juri Roncan e Mattia Quarti (percussioni ed effetti).

Il risultato – lo dicono i numeri – è stato apprezzato e la fatica ampiamente ripagata, anche da tanti commenti positivi. E, a guardare il teatro domenica sera (concerto trasmesso in diretta anche da Radio Like presente con il suo studio mobile), balzava all’occhio un pubblico di tutte le età. Davvero, potenza del rock ‘n’ roll. 

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