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Valbondione, Semperboni scrive a Conte: «Stanchi di parole»

Gli effetti del Covid19 li ha visti da vicino. A marzo ha perso il papà, Antonio, portato via dal virus ad 80 anni d’età. E proprio partendo dalla sua esperienza personale, Walter Semperboni, vicesindaco di Valbondione, ha deciso di scrivere al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

Una lettera in cui racconta quello che ha vissuto, ma anche esprime i suoi sentimenti dopo la visita del premier a Bergamo. E, da amministratore, chiede un’azione più incisiva del Governo nei confronti del territorio più colpito dall’emergenza, la Val Seriana.

«Ho deciso di scriverle per manifestarle tutta la mia rabbia per una gestione della crisi che ci ha visti pressoché abbandonati e confusi da una serie di provvedimenti e di disposizioni che al posto di migliorare la situazione l’hanno se possibile peggiorata», scrive Semperboni.

«Le chiedo col cuore in mano – continua la lettera – di compenetrarsi nella situazione terribile che stiamo vivendo perché averla vista venire a Bergamo dopo due mesi, nottetempo, a sirene spiegate in una città deserta dove le sirene (ma delle ambulanze) sono purtroppo l’unica colonna sonora e sentirla anche alquanto infastidito dalle lecite domande dei giornalisti mi ha fatto capire che forse la situazione non le è proprio chiara. Mi è dispiaciuto anche che non si ricordasse neanche il nome dei due paesi che sono stati l’epicentro del disastro e son per questo balzati all'”onore” quotidiano delle cronache (quindi oggi anche all’altro capo del mondo hanno sentito parlare di Alzano e Nembro)».

Infine, la lettera si conclude con un invito al presidente del Consiglio: «Il governo ci aiuti, almeno a partire da ora. Qua manca ancora moltissimo. Mancano gli ausili, i tamponi e i test sierologici. È necessario un piano forte, mirato, a tappeto per uscirne. Perché lo dobbiamo a tutti i morti che abbiamo lasciato sul campo. Alla strage degli innocenti che si è compiuta in silenzio senza neanche il conforto di un ultimo saluto e di un funerale. Mi hanno riportato solo le ceneri di mio padre che è stato cremato in una terra non sua. La prego signor Presidente del Consiglio: siamo stanchi di parole nelle conferenze stampa. Abbiamo bisogno di fatti. Fondi per i Comuni e sicurezza per la ripartenza».

Qui l’intervista al tg di Antenna2:

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