Domani, lunedì 24 maggio, termina l’attesa per gli utenti delle palestre. Cadono i divieti imposti nell’ottica del contenimento della diffusione del Coronavirus. Per chi da mesi invece aspetta di farsi un tuffo in una piscina al coperto, la data cerchiata sul calendario è, per il momento, il primo luglio.
Dopo più di un anno di chiusura, il ritorno alla normalità per questo settore sembra ancora un miraggio, determinato da scelte difficilmente comprensibili.
“Non riusciamo a capacitarcene – afferma Roberto Bogazzi, gestore dei centri sportivi di Rovetta e Casnigo – in quanto se c’è un ambiente in cui la sicurezza è garantita sono proprio le piscine (in acqua c’è il cloro, negli spogliatoi abbiamo le docce singole, panchine e asciugacapelli separati … )”.
Il ritorno alla normalità di un settore non è solo la ripresa economica di un comparto. “Dobbiamo pensare anche a quello che può rappresentare per tutti gli utenti – continua Bogazzi -. Riaprire non è solo ‘utile’: è ‘necessario’. Tutte le problematiche giovanili che stanno emergendo, si presentano a causa della sospensione della scuola e delle attività sportive. Quanto sta succedendo non va a discapito solo degli operatori, ma anche di tutta la popolazione”.
E non passi l’equazione 14 mesi di stop = 14 mesi senza spese. “Anzi bollette, rate, stipendi – aggiunge il gestore – ci sono comunque. Soprattutto per chi in questo periodo ha cercato di rimanere sempre sul pezzo e pronti a una possibile riapertura”.
Cosa potrebbe essere utile ad anticipare la data del primo luglio? “Serve il coinvolgimento di più settori della società, politica e amministratori compresi”: conclude Bogazzi.


















