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Al via il congresso della FEMCA CISL di Bergamo

In provincia di Bergamo abbiamo poco meno di 20.000 persone che lavorano nel comparto moda tra tessile, pelle, cuoio, concia, lavanderie, meno di 8.000 addetti nel chimico e vetro, 12.000 nella gomma plastica e 1.300 nell’energia. Nella nostra provincia abbiamo chiuso il tesseramento 2019 con 5987 associati, nel 2020 con 6003 e anche quest’anno stiamo per chiudere con un risultato positivo malgrado tutte le difficoltà”. Cristian Verdi, segretario uscente di FEMCA CISL Bergamo avvia così il congresso della categoria, in programma fino a oggi (martedì 7 dicembre) al Piajo di Nembro.

Davanti alla platea dei delegati, Verdi ha relazionato sulle prospettive del sindacato nel prossimo mandato congressuale. “ Abbiamo, nel nostro elenco aziende, più di 600 realtà, dalle più grandi e rappresentative, seguite con costanza dagli operatori e dai nostri delegati, fino a quelle piccole unità, industriali e artigiane, che rappresentano la fetta più grossa del nostro tessuto sociale. Per queste, il sindacato ha ancora proposte, idee e progetti capaci di analizzare il passato, leggere il presente e affrontare il futuro con l’attenzione verso le persone che rappresentiamo e verso il modello di società che vogliamo contribuire a costruire”.

Intanto, il 6 congresso FEMCA CISL, dietro lo slogan “Remoto, presente, futuro…esserci per cambiare” registra una cambiamento epocale nella composizione della “struttura economica” della categoria bergamasca, tra le maggiori in Italia. La percentuale degli iscritti tra i Comparti che la federazione rappresenta oggi dice che per il 54% appartiene al Chimico, il 42% alla Moda, e 4 all’Energia. “Per la prima volta nella storia della FEMCA, la maggioranza tessile lascia il posto a una maggioranza chimica”, dice Verdi. Un cambiamento epocale anche per l’economia provinciale, dove il tessile ha sempre rappresentato una bacino occupazionale ben più cospicuo di quello attuale.

Il nostro compito – ha concluso il segretario generale uscente – dovrà essere però sempre lo stesso: andare a intercettare nuove persone, capire i loro bisogni, far tornare il desiderio di appartenenza, termine che dovremo riscoprire un po’ tutti. Serve meno individualismo, meno egoismo e più voglia di tornare a condividere un progetto, un percorso”.

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