Un altro tragico infortunio sul lavoro in Bergamasca. È il secondo mortale in pochi giorni. Questa mattina (venerdì 2 settembre) verso le 11 in una concessionaria di veicoli industriali e trattori di Filago, la Lodotruck, è morto un 34enne residente a Villa di Serio, Gianluigi Marchesi.
Il giovane era dipendente di una ditta bergamasca, la Italtrans, in qualità di elettricista manutentore e stava operando in trasferta con un altro collega presso l’azienda di Filago. Secondo la ricostruzione effettuata dall’Agenzia di tutela della salute (Ats) di Bergamo, mentre era disteso sul pavimento del piazzale esterno dell’azienda di Filago con il busto piegato all’interno di un tombino per eseguire manutenzione elettrica, è stato investito da un mezzo in movimento sul piazzale. Le sue condizioni sono sembrate subito gravi. Ha perso conoscenza ed è stato soccorso dal personale presente e poi rianimato dai sanitari del 118 intervenuti sul posto, prima di essere trasportato al pronto soccorso dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove si è constatato il decesso.
Oltre ai tecnici dell’Ats di Bergamo, sul luogo dell’incidente sono intervenuti anche i carabinieri di Brembate. Dai primi accertamenti pare che l’autista del mezzo investitore non si sia accorto dell’operaio perché la visuale era coperta da altri mezzi parcheggiati e la sua presenza non era segnalata da cartelli o transenne.
«In via generale le operazioni di manutenzione all’aperto sono spesso fonte di aumentata pericolosità per gli addetti: quando vengono eseguite in aree aziendali o pubbliche dove potrebbero transitare mezzi in movimento (autocarri, muletti, automobili…) devono essere appositamente segnalate in modo evidente con cartelli o barriere o transenne che ne delimitano lo spazio di lavoro, a tutela dei lavoratori – spiega Sergio Piazzola, responsabile dell’area specialistica igiene e sicurezza del lavoro del Dipartimento di igiene e prevenzione sanitaria dell’Ats di Bergamo -. Meglio sarebbe naturalmente interdire il passaggio momentaneo di mezzi durante le operazioni di manutenzione. A maggior ragione se le operazioni vengono svolte totalmente o parzialmente all’interno di tombini o aperture del terreno che possono nascondere alla vista l’operatore, le segnalazioni della sua presenza devono essere del tutto evidenti e percepibili da chi sopraggiunge, obbligandolo ad una deviazione del percorso oltre che ad una moderazione della velocità. La zona operativa deve essere ben illuminata e sgombra da altri ostacoli ( materiali, veicoli parcheggiati o macchinari) che ne impediscano la visuale. La presenza dei lavoratori deve essere comunicata a chi transita ed opera in quell’area».
Il tragico incidente di Filago segue di poco l’episodio di Averara, costato la vita a un giovane di 31 anni. «In due giorni nella nostra provincia hanno perso la vita due giovani lavoratori. Le dinamiche dei due gravi infortuni mortali lasciano tutto il mondo del lavoro bergamasco incredulo su quanto accaduto», scrivono in una nota i sindacati.
«I membri delle segreterie di Cgil, Cisl e Uil di Bergamo Angelo Chiari, Danilo Mazzola e Daniele D’Elia, esprimono la propria vicinanza ai famigliari dei due giovani lavoratori: «Il momento che stiamo vivendo, visti anche gli importanti infortuni mortali accaduti in questi giorni in Italia, va affrontato con strumenti e azioni straordinarie per una situazione non più tollerabile, che lascia un Paese e una provincia sfregiati nei suoi valori più fondamentali. Governo, sindacato e imprese devono trovarsi dalla stessa parte per dar vita a una nuova strategia nazionale che punti con determinazione ai temi di salute e sicurezza. La vita e la salute delle persone viene prima di tutto, Sicuramente prima del profitto e dei tempi di produzione. Va pianificato un grande investimento sulla formazione, introducendo la materia anche nei programmi scolastici. È necessario rafforzare il numero di ispettori e medici del lavoro presenti nella nostra provincia adeguandolo alla realtà produttiva del territorio e bisogna puntare su un’innovazione tecnologica finalizzata alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Tutto questo è possibile, utilizzando e reinvestendo le risorse che Inail a livello nazionale non utilizza annualmente (1,5 miliardi all’anno)».