Proseguiamo con gli articoli dedicati alle prossime elezioni politiche e, in particolare, ai candidati all’uninominale dei principali schieramenti in campo nel collegio elettorale del nostro territorio. Dopo i candidati per la Camera dei deputati, l’attenzione ora si sposta su quelli per il Senato.
«Noi abbiamo vissuto un anno in cui il Governo le cose le ha fatte. Significa avere una visione strategica, un piano di azione con una serie di obiettivi concreti e misurabili, dei tempi in cui poterli realizzare. Quindi è questo metodo di lavoro che va seguito, che è molto vicino al modo di operare delle imprese. Perciò oggi ho sentito la necessità di eseguire, fare, non solo di parlare.»
Si presenta così Andrea Moltrasio, classe 1956, che dopo una vita tra mondo imprenditoriale e settore bancario ha deciso di accettare la sfida politica. Sarà il candidato al Senato per il collegio uninominale di Bergamo, ovvero Lombardia U07, del Terzo Polo.
«Le cose da fare sono tantissime e vanno dalle infrastrutture, alla sanità, passando per l’istruzione e la ricerca.»
Nel corso della sua esperienza questi ambiti li ha toccati tutti. A proposito delle infrastrutture Lei ora è Presidente di Sacbo.
«L’aeroporto di Orio per Bergamo è stata l’infrastruttura più importante, perché ha dato la possibilità alla città di collegarsi con il resto del mondo. Grazie all’alleanza con Ryanair è diventato un grande volano di conoscenza e non soltanto l’8% del Pil provinciale.»
Questa infrastruttura come può essere utile per la Val Seriana?
«Lo è già stata. Perché molte per persone di una generazione fa, senza Orio non avrebbero mai preso un aereo e molti giovani, grazie ai voli a basso costo hanno avuto la possibilità di viaggiare e scoprire. Una comunità meravigliosa come quella della Val Seriana, ma che rischia di essere chiusa, deve mantenere ben salde le proprie radici, ma deve anche sapersi aprire al mondo. Stesso discorso vale per le aziende, infatti sono molte le imprese seriane che si incontrano in tutti i continenti e sicuramente hanno utilizzato molto l’aeroporto.»
Quali potranno essere altre infrastrutture utili per sviluppo della Valle?
«Certamente le infrastrutture legate alla comunicazione, come il 5G. La maggior parte dell’informazione, della formazione e quindi della capacità di crescita delle persone e delle aziende passeranno utilizzando la rete internet.»
Abbiamo toccato il tasto formazione, quindi istruzione e scuola. Lei, in questo momento, è anche nel CdA dell’Università di Bergamo. Quindi come si immagina il sistema scolastico del futuro e come può essere utile l’Università per la Val Seriana?
«Nella mia vita ho avuto la fortuna di partecipare attivamente perché fosse aperta la Facoltà di Ingegneria a Bergamo. Questo è stato un passaggio fondamentale perché in Valle c’è una grande cultura tecnica, come il tessile, e grazie all’Università molte persone hanno avuto la possibilità di creare nuove idee e nuovi prodotti. Inoltre, oggi UniBg permette ai bergamaschi di andare in altre città del mondo a studiare, garantendo loro una grande possibilità. Non solo, nel programma di Azione c’è l’idea di elevare l’obbligatorietà degli studi fino ai 18 anni.»
In questo siete d’accordo con il Partito Democratico.
«Ma cosa è il PD oggi? Parafrasando lo slogan della campagna elettorale sono loro che devono scegliere, se essere un grande partito di sinistra democratico ed europeo o se deve lasciare spazio a tutti coloro che sono contro le infrastrutture, la possibilità di crescere e che hanno una visione molto limitata su tanti problemi. Io non sarei stato a mio agio a candidarmi con persone che hanno votato contro Draghi, come Bonelli o Fratoianni.»
Però la posizione di Calenda sul dopo-elezioni, se stare o meno in una maggioranza ampia che comprenda anche la Meloni, è un po’ volatile. Lei come si sentirebbe a votare a favore di un governo che include anche Fratelli d’Italia che è sempre stato contro il governo Draghi?
«Partiamo dal presupposto che le attuali alleanze elettorali sono estremamente fragili. Quindi, se dopo le elezioni ci sarà bisogno di fare una maggioranza di unità nazionale bisognerà vedere chi ci starà e con quali obiettivi. Io avrei molte perplessità a stare con che ci ha fatto l’opposizione a Draghi.»
Torniamo ad argomenti meno politici e più concreti. Cosa si può fare per fermare l’emorragia di tutti i giovani che sono costretti ad andare all’estero, perché in Italia non trovano opportunità?
«Sicuramente i benefici fiscali per i ragazzi che tornano nel nostro Paese dopo aver fatto un’esperienza all’estero. Ma non è abbastanza. L’aspetto più importante è credere nel futuro e dare ai giovani la sensazione che qui riescono a realizzarsi e le loro carriere possono crescere. Ed è questo che mi piace molto di Calenda.»
Lei nei primi anni 2000 è stato sia presidente che vicepresidente di Confindustria Bergamo. Cosa proponete per le piccole e medie imprese che sono molto diffuse in Val Seriana?
«Bisogna fare i conti con le emergenze. C’è un problema energia e tutte le aziende ne stanno soffrendo. Collegata c’è l’inflazione che potrebbe portare ad un rallentamento dell’economia. Altra grande questione è quella della guerra che pare molto lontana dalla soluzione. Infine, e per me più importante, c’è il tema del cambiamento climatico. Ce ne siamo accorti quest’estate. Quindi vanno fatte delle scelte moderate, attente e di buon senso. Questo influisce moltissimo sull’attività delle imprese. Bisogna creare dei meccanismi di ristoro fin quando usciamo dal problema del gas. Sono scelte da fare con grandissima urgenza. Per quanto riguarda la crisi del cambiamento climatico, essa richiede scelte anche dolorose per le Pmi della Bergamasca, ma che sono necessarie, non si può tornare indietro. La missione di ogni azienda non deve essere solo quella dell’utile, ma quella di creare delle condizioni di vita migliori per i giovani e il futuro. Quindi vorrei che tutti i finanziamenti e gli aiuti alle aziende fossero finalizzati a questi obiettivi. Io sono molto fiducioso, perché gli imprenditori bergamaschi hanno dimostrato di avere come primo proposito quello di salvaguardare il proprio capitale umano.»
A proposito di crisi energetica e questione ambientale, altri partiti vi accusano di essere retrogradi perché proponete ancora il nucleare.
«Per me è vero il contrario. È sbagliato voler rinunciare all’energia nucleare per uno pseudo- ambientalismo, dato che non produce anidride carbonica, anche se ha dei rischi. Però, oggi, la cultura scientifica e tecnica c’è e quindi tali pericoli possono essere mitigati. Nessuna fonte di energia è immune da problemi. Purtroppo, se, come mi auguro, dovessimo ripartire con il nucleare avremmo bisogno di importare moltissime conoscenze. Quindi per me è stato un errore strategico abbandonarlo per molti decenni. Logicamente si deve sempre mettere al centro la salute e gli esseri umani, detto questo bisogna studiare, lavorare, darsi da fare e assumersi qualche rischio calcolato.»
Lei è stato anche cofondatore di Bergamo Scienza.
«L’obiettivo era quello di portare la gente, in particolar modo i giovani a non aver paura della cultura scientifica e non vederla come qualcosa di impossibile e difficile da capire. Il mio sogno sarebbe avere a Bergamo, perché no in Val Seriana, un museo interattivo della scienza, dove schiacci un bottone e capisci come funziona un fenomeno fisico. Sono concetti relativamente semplici. Molte volte, però, in classe non sono affrontate in modo corretto e interessante.»
A proposito di classe. Quali sono le sue idee per migliorare il sistema scolastico?
«La tecnologia è una scienza applicata, quindi portare gli studenti a toccare con mano i fenomeni scientifici è fondamentale. Il periodo di stage o alternanza è fondamentale per dare un impulso all’economia in modo che i ragazzi possono capire che in ogni azienda c’è l’economia della conoscenza. La conoscenza non è su Tik-tok, ma nelle imprese che fabbricano, che creano un prodotto e che fanno innovazione.»
A livello più ampio, cosa pensa del rapporto tra pubblico e privato?
«Tendenzialmente credo che le reti debbano essere pubbliche, ma la gestione deve essere privata. Un esempio facile è quello degli impianti di risalita. La costruzione è opera degli enti pubblici, ma ritengo che sia meglio affidarne la gestione ad un privato che vuole offrire un miglior servizio, vuole essere competitivo, avere più clienti, essere efficiente e sceglie le persone in base al merito. In mano al pubblico alcune attività tendono ad essere meno appetibili e interessanti.»
Vale lo stesso discorso anche per la sanità? Ambito che conosce bene dato che fino al 2018 è stato amministratore delegato della Clinica Castelli.
«Va messo al centro il paziente e il personale, anche nel pubblico, dovrebbe essere scelto in base alle competenze e al merito, non all’appartenenza politica. Al contempo le strutture sanitarie private devono concentrarsi sulla cura delle persone, non sul profitto.»
Altro ruolo importante che ha ricoperto è stato quello di Presidente del Consiglio di UBI. Che ruolo può avere la politica nella gestione dei rapporti tra istituti bancari e aziende o privati?
«Le banche hanno il ruolo di assistere e consigliare il cittadino o le imprese nei loro investimenti. Quindi hanno il ruolo di guida di una comunità. La politica non può fare tantissimo, ma deve redigere un quadro chiaro che consenta e favorisca le riforme. In questa direzione va fatto anche uno snellimento della burocrazia cosicché il contesto legislativo non rallenti lo sviluppo.»
Nel caso UBI il Pm aveva chiesto per Lei 5 anni e 10 mesi. È stato assolto e quindi può candidarsi, infatti con la Legge Severino chi è stato condannato non può candidarsi. Cosa ne pensa?
«Visto il contesto italiano sono abbastanza d’accordo, anche se la Giustizia vista dall’interno ha molte inefficienze. Principalmente l’eccessiva della durata dei processi. Le assicuro che per una persona per bene non c’è una sofferenza più grave. La lunghezza del processo è già una pena, soprattutto quando, come nel mio caso, si è assolti perché il fatto non sussiste.»