Fanno discutere le decisioni prese dal Consiglio dei ministri in materia di superbonus. Secondo l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) di Bergamo l’ennesima modifica «rischia di mettere definitivamente in crisi imprese e famiglie». E questo va ad aggiungersi alla situazione dei crediti incagliati, «ancora irrisolta nonostante la circolare dell’Agenzia delle Entrate di un mese fa che avrebbe dovuto sbloccare la loro libera acquisizione».
«Siamo consapevoli della necessità del Governo di tenere sotto controllo la spesa, ma se si modificano in continuazione le regole in corsa, chi penserà più ad investire in questi lavori? – sottolinea Vanessa Pesenti, presidente di Ance Bergamo -. Pensiamo anche al caos attuale. Nessuno considera che prima di arrivare alla Cilas (la comunicazione di inizio lavori asseverata) c’è un’attività preparatoria di mesi, dagli studi di fattibilità alle assemblee condominiali. Non si possono cambiare le condizioni economiche di contratti già firmati, con il rischio di avere da un lato imprese che hanno già fatto investimenti per la realizzazione delle opere e dall’altro famiglie che non sono più in grado di sostenere le nuove percentuali. Sarebbero inoltre penalizzati sopratttutto i meno abbienti, che per far partire i lavori hanno avuto bisogno di tempi più lunghi e necessitano di una copertura finanziaria integrale».
«Le proposte di Ance sulla questione sono chiare e su queste chiediamo un confronto serio con il Governo – ribadisce Vanessa Pesenti, che è anche vicepresidente Ance nazionale con delega alle Politiche fiscali -. Servono un regime transitorio adeguato prima di applicare le nuove regole sul superbonus e una soluzione definitiva per lo sblocco dei crediti incagliati, per evitare che tante imprese regolari falliscano per mancanza di liquidità. Se il credito di imposta non sarà monetizzabile avranno la possibilità di effettuare i lavori le sole famiglie che possono permettersi di compensare direttamente i crediti».
«Imprese e famiglie – conclude Vanessa Pesenti – hanno dimostrato finora grande fiducia nella leva fiscale dei bonus, senza contare che negli ultimi due anni questi hanno indubbiamente trainato la ripresa dell’edilizia. Ma l’effetto combinato delle modifiche al superbonus e della mancata monetizzazione dei crediti fiscali acquisiti genererà un aumento della disoccupazione ed effetti depressivi sul Pil con ovvie ricadute anche sui conti dello Stato».
Anche i dati di ottobre, secondo Ance, confermano il trend decisamente positivo del Supebonus 110%: secondo i risultati del monitoraggio Enea-MISE-MITE, al 31 ottobre 2022, a livello nazionale si evidenziano 326.819 interventi, per un ammontare corrispondente di 55 miliardi (oltre 38,3 miliardi di essi, ovvero il 69,7%, si riferiscono a lavori già realizzati).
La distribuzione regionale conferma al primo posto la Lombardia, con 50.161 interventi e 9,2 miliardi di investimenti ammessi a detrazione, di cui 6,7 miliardi (pari al 73,3%) di lavori già realizzati.