A trent’anni dalla morte di David Maria Turoldo, la cui storia si intrecciò con quella della Chiesa di Bergamo, un verso di una sua poesia diventa il titolo della mostra allestita presso il Museo Parrocchiale Santa Maria Assunta di Vertova e progettata da un gruppo di ragazzi e ragazze coinvolti nel progetto Le Vie del Sacro, curato dalla Fondazione Bernareggi con il patrocinio dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi.
L’esposizione, in cui si intrecciano arte e poesia, anticipa infatti ciò che accadrà nel 2023, quando Bergamo e Brescia saranno Capitale Italiana della Cultura, e le chiese, i monasteri e i musei della nostra Diocesi saranno protagonisti di numerose iniziative di questo tipo, organizzate da un gruppo di cinquanta giovani tra i 19 e i 30 anni, attualmente impegnati in un percorso di formazione specifica, promosso in collaborazione con Fondazione Enaip Lombardia.
Le tre opere esposte raccontano con voci diverse di temi vicini a tutti – l’Avvento e il Natale – e di come essi siano sempre stati attesi dalle comunità e vissuti nelle tradizioni locali, preservate e custodite ancora oggi. Osservando le innumerevoli rappresentazioni della Natività realizzate nel corso dei secoli, emerge come in moltissime di esse ritorni costantemente, come un filo rosso, la stessa atmosfera catturata da padre Turoldo nella sua poesia: un’aura di raccoglimento e silenzio nei gesti e nell’atteggiamento dei personaggi riuniti attorno al Bambin Gesù, che porta anche noi ad accostarci alle opere e a condividere quel sentimento. Di qui la scelta di organizzare la mostra nel tempo di Avvento, il tempo liturgico in cui quest’attesa diventa il centro del mistero cristiano.
L’inaugurazione è fissata per sabato 26 novembre alle ore 16.00, dopodiché la mostra sarà aperta al pubblico dalle 15 alle 18, tutti i sabati e le domeniche del tempo di Avvento, e di nuovo domenica 8 gennaio e 15 gennaio. In queste giornate sarà possibile visitarla gratuitamente, accompagnati dai ragazzi e dalle ragazze de Le Vie del Sacro.
È prevista, inoltre, una serata di meditazione davanti alle opere in mostra, dal titolo “L’amore che canta in silenzio” (ulteriore citazione dalla poesia di Turoldo). Giovedì 8 dicembre, infatti, nelle sale del Museo Parrocchiale di Vertova risuoneranno le note di Interludio Duo – Violin & Cello Post-Modern Duo che si alterneranno a brani letterari dedicati al tema del silenzio (ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria su Eventbrite). Il calendario completo delle iniziative è disponibile sul sito della Fondazione Bernareggi.
Le opere in mostra
Il sentimento dell’attesa è presente innanzitutto nella commovente Natività del pittore Giovanni Carobbio, eseguita intorno alla metà del Settecento, che cattura un momento di poco successivo alla nascita di Gesù, in cui la Sacra Famiglia è colta in un attimo di tenerezza e sacralità. Un’opera eseguita dal pittore forse immedesimandosi in uno dei pastori che, accorsi sul posto, si trovano di fronte una scena intima, piena di serenità e di quiete, non dissimile da quella che si poteva osservare a quell’epoca nella quotidianità di molte persone. Il fulcro della composizione è l’incrocio fra gli sguardi fra la Madonna e Gesù Bambino, entrambi avvolti da un’intensa luce bianca che ne sottolinea i lineamenti, e li contrappone alla figura di Giuseppe, posta invece in penombra. In alto, gli angeli invitano a lodare il Signore, poiché la Vergine Maria ha dato inizio, con la nascita del Figlio, a un atto di immensa generosità e amore, un dono dell’inizio, che apre alla speranza e alla possibilità di una redenzione per l’umanità.
Durante la Novena in preparazione al Natale, solitamente era esposto sugli altari delle chiese un dipinto raffigurante la Madonna incinta, dove le partorienti si recavano a invocare protezione e un buon auspicio per i nascituri. Questa tradizione è testimoniata nella mostra dall’ex-voto settecentesco raffigurante l’interno della chiesa di Santa Maria Assunta a Vertova. Il quadro centrale, posto sopra l’altare, è la Madonna del Parto, anch’esso esposto per l’occasione: Antonio Cifrondi raffigura la Vergine in piedi, in attesa, intenta alla lettura di un libretto con un’espressione pensierosa e meditativa. L’artista ha voluto enfatizzare chiaramente il grembo della futura Madre di Dio, avvolgendo il suo corpo in un ampio mantello e una veste nei colori tradizionali (blu e rosso) e lunghi fino ai piedi, quasi come se ci trovassimo in una fredda giornata di dicembre, ormai prossima al Natale. Si tratta di un soggetto che non ha avuto molta fortuna nella storia dell’arte, perché spesso soppiantato dall’Immacolata Concezione, ma che in area bergamasca, specie nel Settecento, riscontrò un certo successo. È la testimonianza della centralità del ruolo della donna e della sua potenza generatrice, di Maria come figura divina ma anche essenzialmente umana. In Maria il dono dell’inizio è qualcosa che c’è ma ancora non si vede, in quanto la nascita non è ancora avvenuta. Ciò che custodisce nel proprio grembo non è qualcosa che tiene per sé: è il divino che si fa uomo per gli Uomini e che quindi presuppone necessariamente un allontanamento. Il dono, ovvero l’estrema vicinanza tra la Madre e il proprio Figlio, implica già l’atto dell’abbandono, della rinuncia a quest’ultimo.
Gli itinerari sul territorio
A partire dal Museo di Vertova, è stato poi tracciato un itinerario che rende possibile ripercorrere il tema della Natività su di un cammino che va verso il Santuario di San Patrizio in Colzate e della Santissima Trinità in Casnigo. In quest’ultimo, a pochi chilometri di distanza, ritroviamo Cristo in fasce, adorato dai Magi. La memoria popolare racconta come gli abitanti, a ogni Epifania, si incamminassero dalle proprie case fino a qui per rendere loro grazie e scambiarsi dei regali. Ciò mostra come il pellegrinaggio sia visto, nella storia dei costumi, come uno dei modi per ricambiare una grazia ricevuta, e conferma la centralità dei santuari in questo circolo del donare. Ancora oggi, essi offrono infatti il dono di un riparo e un ristoro ai fedeli, un’accoglienza sicura e senza condizioni ai viandanti, anche se questi ultimi non devono più affrontare, come in passato, la fatica di giorni di cammino, del freddo e delle intemperie.
Anche la Sacra Famiglia dovette peregrinare, prima alla ricerca di un luogo dove far nascere Gesù e poi per fuggire in Egitto e scampare alla persecuzione di Erode: ce lo ricorda il fagotto posto da Carrobbio nel suo dipinto, ai piedi della mangiatoia. Questo itinerario è stato dunque pensato per far rivivere al visitatore il senso del dono del pellegrino, in un percorso reale e immaginario fra questi luoghi; ma anche per innescare una riflessione sul valore del dono che, se fatto in modo sincero, porta chi lo riceve a ricambiarlo spontaneamente. Tale è il senso degli ex-voto, che sono segni di riconoscenza lasciati dal fedele per una preghiera esaudita, come quelli conservati presso il Santuario di San Patrizio. Attraverso di essi, ciascun fedele decide di “investire” sulla propria anima, su di una promessa fatta al Santo, nonostante la povertà e l’umiltà del proprio dono materiale. Ma oltre alla religiosità essi rivelano anche la spontanea bontà degli uomini, che si conserva intatta nella devozione di ogni epoca: ieri si ringraziava il santo per essere stati salvati da una caduta, da un fulmine, dalla pestilenza; oggi per essere scampati alla malattia del COVID. Si vede allora la profonda attualità nel sentire comune del tema del dono su cui la Natività, nel momento del Natale, ci porta a riflettere. L’inizio di ogni dono, quello di Gesù Cristo alla Terra, non è allora che il punto di partenza di ogni possibile dono. È il circolo virtuoso del dare e ricevere, che resta al di fuori di ogni convenzione o senso del dovere; un primitivo senso di gratitudine.