«“La violenza stradale inizia a uccidere con la scelta delle parole sbagliate”. L’affermazione è del giornalista Luca Valdiserri che sulla strada ha perso suo figlio Francesco, investito a 18 anni mentre si trovava sul marciapiede, a Roma». Inizia così la riflessione del presidente dell’Automobile Club Bergamo, Valerio Bettoni, inviata agli organi di stampa. Bettoni mette in evidenza gli eccessi di velocità, le troppe licenze e distrazioni nei comportamenti. E osserva: «Non è la strada a essere killer e neppure gli alberi a causare schianti o uscite di carreggiata».
Tra le parole sbagliate che ha sentito echeggiare anche al processo contro la ragazza che investì e uccise suo figlio, Luca Valdiserri indica “caso”, “destino” e ancor più una frase intollerabile: “Era nel posto sbagliato al momento sbagliato”. «Una sacrosanta analisi, giustamente senza sconti – prosegue il presidente dell’Aci -. Come è possibile parlare di sfortuna quando si viaggia con un tasso alcolemico tre volte superiore al consentito, alla velocità di 80 all’ora dove il limite è a 50? La sfortuna non c’entra, la fatalità neppure, piuttosto è una scelta, una responsabilità che ciascun conducente deve avere presenti e assumersi quando si mette al volante. Tutti quanti siamo testimoni di eccessi d’ogni genere che vediamo messi in atto sulle nostre strade, in larga misura non rilevati e quindi non perseguiti e non puniti».
«Da anni, con crescente insistenza in questi ultimi mesi, come Aci Bergamo stiamo mettendo l’accento sulla necessità basilare di intensificare i controlli, puntando anche sulla tecnologia, decisiva alleata nello scoraggiare gli abusi di chi si sente, con prepotenza inaccettabile, padrone della strada – aggiunge Valerio Bettoni -. Nell’imminente autunno il Parlamento dovrebbe mettere mano a una revisione di molte norme del Codice della strada, alla luce anche delle stragi che vi avvengono. Sono in molti ad auspicare un inasprimento della severità che si tradurrebbe in parallelo anche in sicurezza di tutti gli utenti e anche in salvaguardia della salute, con diminuzione di ricoveri e tutte le relative conseguenze sul piano della sanità pubblica».
«Lo stesso Valdiserri usa un linguaggio inequivocabile: “Servono leggi applicate con cura e controlli per renderle operative”, per sradicare la diffusa sottovalutazione del rischio di chi pigia sull’acceleratore con totale menefreghismo dell’incolumità altrui. Questo malcostume non si elimina con pie intenzioni e velleitarie dichiarazioni ripetute dopo ogni grave incidente. Ci vogliono controlli sistematici, accompagnati da educazione nelle scuole per i futuri conducenti, campagne di rieducazione al senso civico, purtroppo in costante calo. Non ci sono strade killer e neppure alberi che causano schianti o uscite di strada: ci sono automobilisti e motociclisti che corrono, che “bruciano” segnali, che si prendono licenze d’ogni uso col telefonino. Occorre un urgente recupero della consapevolezza e della percezione del pericolo che ciascuno può creare. E il limite dei 30 km orari che alcune città vogliono introdurre, non è un’innovazione italiana, ma è una pratica già in vigore in molte città da Chiasso verso il Nord Europa, con statistiche a conforto dell’utilità della scelta e con molte vite di pedoni che sono state salvate».