Fino a domenica 12 novembre la Sala Manzù (Bergamo, passaggio via Sora) ospita la mostra “Post fata resurgo. Il disastro del Gleno”.
La mostra è aperta da lunedì a venerdì dalle 16 alle 19, sabato e domenica dalle 14 alle 19. Nell’ambito delle iniziative promosse dal Comitato Gleno 1923-2023, è stata pensata e costruita una mostra che unisce l’esposizione di fotografie (sia storiche sia attuali) a quella di disegni realizzati dai bambini delle scuole elementari della Valle di Scalve, su idea del prof. Elio (Lello) Piazza, con la collaborazione di Davide Tontini e grazie al supporto tecnico/organizzativo di alcuni volontari.
La mostra è di carattere itinerante e la tappa di Bergamo è l’ultima prevista prima dell’Anniversario del 1° dicembre: le precedenti tappe sono state Brescia, Longarone, Vilminore di Scalve, Dezzo, Darfo Boario Terme. Scopo dell’iniziativa è quello di diffondere una storia purtroppo ancora poco nota e conservare la memoria del più grave disastro ambientale avvenuto in Lombardia in epoca storica.
Per il titolo della mostra è stato scelto il motto della Fenice, leggendario uccello presente nella mitologia di molti popoli, in grado di risorgere dalle proprie ceneri dopo la morte. Esso simboleggia il potere/la forza della resilienza, ossia la capacità di non lasciarsi abbattere dalle difficoltà della vita, la volontà di reagire e ricominciare.
Con il crollo della diga del Gleno anche la Valle di Scalve ha subito un colpo mortale; ma poi, come la Fenice, ha trovato in sé la forza per “risorgere”, per rialzarsi e ricominciare una nuova vita. Erano le 7:15 del 1° dicembre 1923, quando la diga si squarciò: l’acqua del grande invaso precipitò rovinosamente a valle e, attraverso la Via Mala (una serie di gole profonde e forre a strapiombo sul fiume Dezzo, che oggi rappresenta una delle più interessanti attrazioni turistiche della Lombardia), raggiunse la Valcamonica, fino a perdersi nel Lago di Iseo.
L’acqua seminò morte e distruzione nei paesi di Bueggio, Dezzo, Angolo Terme e Corna di Darfo. Le vittime furono più di 350; immensi i danni. L’eco di quella tragedia colpì l’intero Paese, ma si spense in fretta e se ne perse, almeno fuori della Valle, la memoria. Per non dimenticare, cento anni dopo proponiamo al visitatore una collezione di immagini. Tra queste una quarantina di fotografie storiche che testimoniano, nella loro crudezza, quanto accadde quella mattina del 1° dicembre di un secolo fa e una serie di immagini dedicate alla natura della Valle, che ne documentano le bellezze immortali rimaste intatte nel tempo.
Inoltre, sono stati raccontati i sentimenti degli abitanti attraverso le riproduzioni di una serie di disegni che, dagli anni Settanta a oggi, gli alunni delle scuole elementari della Valle di Scalve hanno realizzato e che testimoniano, in maniera vivida, quanto la memoria di quella tragedia sia presente tuttora nell’anima delle Comunità colpite.