Due serate da tutto esaurito, salutate da prolungati e meritati applausi. Sabato 2 e domenica 3 dicembre è tornata in scena all’Oratorio di Casnigo la commedia “Üna Ölta”, scritta nel 1998 da Flavio Moro e proposta al pubblico per la prima volta il 2 gennaio 1999. Anche allora fu un successo travolgente (con repliche a Fiorano, Ponte Nossa, Gandino e Seriate) che ha spinto regista e protagonisti a ritrovarsi a distanza di quasi 25 anni per proporre un’efficace affresco di storie, personaggi e tradizioni popolari della vita di Casnigo. A caratterizzare il tutto l’inconfondibile dialetto casnighese, che sarebbe più giusto definire “lingua” per la ricchezza di vocaboli unici, con aspetti semantici di rara efficacia.
In apertura a ripercorrere quei tempi andati e creare un giusto contesto di riferimento è stato lo storico locale Natale Bonandrini, seguito da un’intensa composizione poetica di Gian Paolo Lanfranchi. La serata, i cui diversi “quadri” sono stati introdotti dal dialogo fra nonno e nipote, ha finito per coinvolgere il numerosissimo pubblico in un viaggio nel tempo, alla ricerca di socialità perdute, modi di dire particolarmente incisivi, e tradizioni che il tempo ha inevitabilmente diluito. Le serate casnighesi sono state qualcosa di più e di diverso di una semplice proposta ricreativa e hanno avuto il merito di accendere i riflettori su aspetti di vita quotidiana che oggi fatichiamo a ritrovare.
La semplicità di un presepe d’epoca, il ritrovarsi nella casa di un defunto, le chiacchiere in piazza assistendo all’arrivo di fedeli e sposi dopo la messa, la lettera di un migrante finito in Australia sono stati gli spunti utili a dar fondo ad un vocabolario infinito, a qualche risata divertita e a non poche riflessioni sull’evolversi di valori e costumi.
“Posso ribadire – scriveva Flavio Moro nell’introduzione alla sceneggiatura del 1998 – che, parlare e scrivere del mio paese, è stato assai divertente; tuttavia non ho ancora ben compreso se sono gli abitanti che fanno di Casnigo un paese tutto particolare oppure se è Casnigo stesso a determinare l’originalità della sua gente. Per saperne di più bisognerebbe forse porre la questione ai numerosi immigrati, certamente più obiettivi di noi”. Un pensiero è andato a chi purtroppo se ne è andato in questi anni e tanti applausi a coloro che hanno riaperto con gioia ed entusiasmo il libro infinito della storia di Casnigo.