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Da Bergamo un inno alla pace per il Mediterraneo e per il mondo

«Dalla musica una barriera positiva per non inquinare i cuori. La Chiesa deve essere vicina a tutte le vittime». E’ il forte messaggio lanciato dal cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, durante l’inno alla pace intonato da Bergamo e indirizzato ai Paesi del Mediterraneo e a tutti popoli oppressi dalla guerra, coinciso con il secondo anniversario dell’invasione in Ucraina. Un inno alla pace risuonato nell’Auditorium del Seminario Vescovile di Bergamo, gremito da un pubblico di oltre mille persone, che ha applaudito, sostenuto e accompagnato cantando i protagonisti dell’evento “Pellegrini di pace, da Bergamo al Mediterraneo, un concerto nell’incontro di molteplici culture”.

Le parole di Papa Giovanni XXIII, pronunciate nel 1963 in occasione della firma dell’enciclica “Pacem in terris”, hanno aperto la serata commuovendo tutti i presenti colpiti dalla drammatica attualità degli ammonimenti del Santo Padre. Un appello alla pace, fatto proprio dal Rettore del Seminario Vescovile di Bergamo, don Gustavo Bergamelli, che ripercorrendo le tappe dell’apostolato del Pontefice bergamasco ha spiegato come «questo primo concerto ci collega alla figura di Papa Giovanni XXIII a cui il nostro Seminario è dedicato. Siamo partiti da una piccola cosa, si voleva organizzare un concerto per raccogliere fondi da impiegare nel restauro della statua del Papa che campeggia sopra l’ingresso e poi, via via, si sono aggiunti amici, professioni, esperti musicali e si è giunti alla realizzazione di questa serata evento grazie all’impegno e alla dedizione di un gruppo qualificato e affiato che ringrazio, così come ringrazio tutto il pubblico che ha scelto di condividere con noi questo momento».

Lo spirito che anima l’enciclica giovannea è lo stesso che ha caratterizzato le parole del cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, che nel suo intervento video ha ricordato come «stiamo vivendo un momento molto difficile, di una violenza che non avevamo mai visto in queste forme, in questa intensità, da tantissimi anni. Forse è la prima volta, dagli ultimi grandi conflitti che hanno coinvolto la Terrasanta, che vediamo una situazione così profondamente lacerante e divisiva».

«Questa vostra iniziativa “Pellegrini di pace” – ha concluso il Patriarca di Gerusalemme dei Latini – con la musica, con l’arte, è un linguaggio universale che tutti comprendono, che non conosce i confini, confini che qui sono così rigidi e così chiusi. Il mio augurio allora, è che possiamo essere poco alla volta una barriera positiva che non permette a questo male di inquinare il nostro cuore, di lasciarlo sempre libero di amare tutti come Cristo ci ha insegnato».

Un richiamo all’urgenza della pace è venuto anche dalle parole di Papa Francesco, trasmesse in un contributo video de La Presse, in cui il Pontefice ha sottolineato come l’enciclica Pacem in Terris «fu una vera benedizione, uno squarcio di sereno in mezzo a nubi oscure. Il suo messaggio è attualissimo».

Quindi, è salito sul palco il vescovo di Bergamo Francesco Beschi, che è entrato nel vivo della serata, evidenziando come «questa circostanza, che è segnata dalla bellezza dell’arte e della musica, è di grande rilievo. In questa immagine “pellegrini di pace da Bergamo al Mediterraneo” io mi soffermo per qualche istante. Il Mediterraneo non è solo un’espressione geografica, non è solo il teatro della storia, è anche la rappresentazione dell’infinita varietà della vita. Le culture, le storie, i Paesi, le fedi che si affacciano sul Mediterraneo, a differenza di ogni altro luogo del mondo, rappresentano l’infinita varietà della vita. Una varietà che ha originato conflitti drammatici, quelli a cui stiamo assistendo, particolarmente quello che investe la Terrasanta ci fa penare. La nostra scelta è per la pace ed è una scelta molto impegnativa, una scelta che costa molto, ma guardiamo al Mediterraneo come ad un autentico laboratorio di pace»

Una particolare suggestione è stata creata dalle note del chitarrista Luca Colombo che ha eseguito in chiave pop una rielaborazione del brano “Nessun dorma” dalla Turandot di Puccini. «Una romanza considerata tra le più grandi della storia della musica – ha spiegato il Maestro Emanuele Beschi, direttore artistico dell’evento – che assume un valore emblematico in apertura di questo concerto, una sorta di parafrasi della guerra, che intona la vittoria sul male assoluto».

Emozione profonda ha suscitato il coro dei “Piccoli Musici” di Casazza, diretto dal Maestro Mario Mora, che ha eseguito un repertorio di canti scelti per richiamare l’attenzione e farci riflettere sulle sofferenze e sulle oppressioni che ancora oggi tanti popoli subiscono. Protagonisti della seconda parte della serata sono stati i musicisti della Band della Mediterranean Pop Orchestra, che hanno suggestionato il pubblico, entusiasmando la platea con le originali e trascinanti interpretazioni di noti successi internazionali.

Ha concluso la serata, presentata da Laura Ghislandi e Luca Viscardi, il gruppo Daniel Sentacruz Ensemble, diretto dal Maestro Bruno Santori (già componente del complesso e direttore artistico dell’evento) che, insieme al coro dei “Piccoli musici” di Casazza, ha eseguito il brano Soleado, un successo internazionale che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo. «Questo pezzo è nato a Bergamo e oggi compie 50 anni – ha dichiarato Santori – la sua particolarità è di essere caratterizzato da un solo vocalizzo e ciò lo rende interpretabile da artisti di ogni nazionalità: un inno alla pace che abbatte qualsiasi confine. Per questa ragione sarà adottato come inno del Mediterraneo. E’ diventato difficile palare di pace – ha concluso il Maestro – ma noi siamo coraggiosi e questa sera siamo qui per questo».

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