Il progetto Pan Prat per la reintroduzione della pecora da latte nelle valli bergamasche e bresciane è stato avviato a inizio 2020. A distanza di oltre 4 anni, facciamo il punto della situazione con Andrea Messa, dell’associazione “Grani Asta del Serio”.
Il progetto, nonostante il rallentamento subito a causa della pandemia, è comunque a buon punto. Sono state avviate quattro attività pilota a Bossico, Polaveno, Corteno Golgi e Nasolino. Le dimensioni degli allevamenti sono contenute (massimo 20 capi) e la razza scelta è la pecora delle Langhe. Sono stati anche organizzati corsi dedicati alla caseificazione del latte ovino, con grande successo.
Il progetto ha inoltre consolidato il rapporto con l’Università degli Studi di Milano, in particolare con la sede distaccata Unimont (Università della montagna) di Edolo. Una studentessa ha sviluppato una tesi sulla pecora da latte e ora si trova in Islanda per un dottorato di ricerca. Il progetto sarà anche presentato in un convegno in Svezia, a dimostrazione del suo valore e potenziale.
L’obiettivo è far diventare le attività redditizie. La tesi di fondo è che la pecora da latte può essere un’integrazione al reddito per gli agricoltori bergamaschi. Non mancano le difficoltà, come la diffidenza di alcuni agricoltori e la carenza di contributi per piccoli allevamenti. Inoltre, la pecora da latte necessita di ricoveri e strutture che possono essere costose da riqualificare.
Nonostante le difficoltà, il progetto rappresenta un’opportunità per la valorizzazione del territorio montano bergamasco e bresciano. Il progetto ha già ottenuto risultati positivi e ha il potenziale per crescere e svilupparsi ulteriormente.