Lavorano nelle RSA per anziani e nelle RSD per disabili, sono infermieri, educatori professionali, Asa e Oss di strutture del settore socio-sanitario e assistenziale che applica il contratto nazionale Uneba: per loro sarà un inizio di settimana di protesta, con l’obiettivo di rivendicare il rinnovo del CCNL. Nella nostra provincia si terranno, infatti, tre presidi lunedì 22 luglio ad Albino (via Mazzini di fronte al Municipio, ore 10-11), San Pellegrino (nei pressi dell’edicola in viale Papa Giovanni XXIII, ore 10-11) e Treviglio (piazza Setti, ore 16-18), e poi un quarto presidio mercoledì 24 luglio a Bergamo (in via Tasso di fronte alla Prefettura, ore 10-12).
Nel comparto per il prossimo 16 settembre è già proclamato uno sciopero nazionale.
“Il contratto è scaduto da oltre 4 anni, la piattaforma per rinnovarlo è stata presentata più di 2 anni fa” hanno denunciato oggi i rappresentanti di FP-CGIL, CISL-FP, FISASCAT-CISL, UILFPL e UILTUCS di Bergamo. “Le trattative sono andate avanti per 17 mesi con la controparte, l’associazione Uneba, che non ha fatto altro che perdere tempo, mentre l’inflazione erodeva il potere d’acquisto dei salari. Alla fine ha proposto 50 euro di aumento, un incremento salariale inaccettabile e vergognoso. Così, dopo lo stato di agitazione unitario avviato lo scorso 12 aprile, abbiamo proclamato lo sciopero del 16 settembre. La situazione di stallo delle trattative, oltre a essere paradossale, è irrispettosa per tutte le nostre operatrici e i nostri operatori che, con senso di responsabilità, dedizione e sacrificio, giorno dopo giorno, in mezzo a tante difficoltà, garantiscono alla popolazione più fragile e bisognosa percorsi di cure e assistenza”.
“La carenza e la mancata disponibilità di personale qualificato obbligano questi dipendenti a un carico di lavoro elevatissimo e sfiancante con continui rientri in servizio. Con il passare del tempo assistiamo a un progressivo calo degli standard qualitativi dell’assistenza erogata. Il lavoro di cura e assistenza sta diventando motivo di ricatto per il contenimento delle rette a carico dell’utenza” concludono i sindacalisti.