Tra i patrimoni musicali di maggiore rilevanza della terra bergamasca, il suono delle campane svolge un ruolo culturale di grande importanza. Non è un caso che dal settembre 2015 campane e campanari della provincia di Bergamo sono “Patrimonio Culturale Immateriale” documentato nell’inventario Intangible Search della Regione Lombardia. Un particolare rilievo in tale contesto è riservato al suono d’allegrezza, vale a dire ‘a tastiera’, che a Gandino ha sempre svolto una parte fondamentale nella celebrazione delle maggiori solennità e dei battesimi.
“Molti sono i campanari che si sono succeduti nel corso dei secoli, – sottolinea Luca Fiocchi, presidente della Federazione Campanari Bergamaschi – ma pochissimi quelli di cui abbiamo informazioni e notizie da fonte vivente. Uno dei pochissimi casi di grande interesse è quello del campanaro Giovanni Nodari (1879-1958), chiamato Gioanì Manèch (o Manèc a seconda della grafia), che fu campanaro a Gandino tra il 1923 il 1953. Di luì e delle composizioni da lui eseguite ha portato sino a noi memoria l’immensa opera di salvaguardia del campanaro storico Tarcisio Beltrami di Leffe (1922-2019), detto Felìs. Tra i suoi molteplici ricordi, Tarcisio custodiva suonate apprese a orecchio a Gandino attorno al periodo 1933-1934, all’età di 11-12 anni, quando aveva iniziato a lavorare in piazza, presso la bottega di uno scarpulì”.
La scoperta fortuita di queste suonate risale attorno al 2012, durante una delle numerose interviste effettuate grazie all’intenso lavoro di ricerca storica della Federazione Campanari Bergamaschi. “Abbiamo avuto la possibilità – aggiunge Fiocchi – di registrare Tarcisio Beltrami in contesti diversi: nel 2001, con le visite guidate al campanile di Roncobello, quando vennero eseguiti moltissimi brani mai sentiti prima della vecchia tradizione per otto campane di Leffe; nel 2006, quando, insieme a Lorenzo Anesa e Bernardo Pezzoli, attraverso una serie d’incontri s’iniziò a scavare nel repertorio più vecchio della storia di Leffe. Nel 2012-13, Tarcisio, a seguito di un intervento chirurgico e per probabile effetto provocato dall’anestesia, iniziò a ricordare brani che non aveva mai eseguito prima. Riemerse così dalla memoria qualche brano della tradizione di Peia, quando il concerto era ancora di otto campane (vale a dire prima della rimozione bellica dei bronzi maggiori negli anni 1942-43) cui si aggiunsero sei suonate che aveva appreso dal campanaro Giovanni Nodari di Gandino (1879-1958), detto Gioanì Manèch, l’ultimo autentico campanaro titolare della Basilica di Gandino dal 1923 al 1953, che invitò più volte il giovanissimo Tarcisio, avendone intuita la passione, a salire sul campanile per ascoltare ed eseguire i suoni d’allegrezza, nonché suonare ‘a dondolo’ tutte le campane per avvisare i contadini degli imminenti temporali”.

Giovanni Nodari era assiduo nel servizio di campanaro, al fianco del fratello Angelo che è stato per anni sacrista della Basilica. Nelle vesti di custodi capitava che passassero le notti negli ambienti del campanile, anche durante i rigidi mesi invernali. I brani riportati da Tarcisio Beltrami sono di diverse classi e fanno tutti riferimento ai battesimi, quando era tradizione che, in settimana, il neonato ricevesse l’aspersione accompagnato in sottofondo dal suono delle campane della Basilica, cioè durante la cerimonia stessa. Non è difficile collocare temporalmente il momento in cui Tarcisio imparò questi brani. Era probabilmente il 1935.
“A Tarcisio – conclude Fiocchi – avevamo dato un registratore a cassette C60-C90 su cui avevamo posto due etichette (una di colore rosso e una di colore verde) per poter schiacciare i bottoni e registrare. Niente di digitale: eravamo ancora all’alba dello streaming. Tuttavia, per Tarcisio, un registratore a nastro era già quasi fantascienza. Eppure, Tarcisio, aiutato dai familiari, era riuscito a salvare molti brani prima che la memoria cominciasse a cedere. Morì nel marzo del 2019 all’età di 96 anni. Dalla vitalità delle sue mani sono emersi questi brani che raccolgono e fotografano un’epoca per stile e composizione. Sono brani interamente anonimi e tuttavia carichi del fascino tipico delle suonate di Gandino, marcate da una energica luminosa musicalità che ancora oggi non conosce paragoni”.
La breve ma significativa raccolta è disponibile online a questo link: https://www.campanaribergamaschi.net/2025/04/20/cd-felis-ricorda-manech-cd-virtuale-on-line-sulle-suonate-del-campanaro-di-gandino-giovanni-nodari/
Vi si trovano una marcia in tre parti, una in due parti al ritmo di 6/8 con cadenze di musica da ballo anni ’20-’30, una mazurca in due parti, una marcia in 2/4 e due parti, poi ampliata da Andrea Castelli, una marcia in 6/8 e due parti, una marcia per otto campane probabilmente appartenente al repertorio delle novene. Secondo la tradizione che abbiamo raccolto, i primi giorni della novena di una festa maggiore erano caratterizzati da brani per otto campane. Si passava a nove campane e a dieci man mano che ci si avvicinava alla solennità.