L’Accademia dello Sport per la Solidarietà di Bergamo è, ancora una volta, vicina alla sanità territoriale. Grazie al contributo dell’associazione capitanata da Giovanni Licini, altre quattro linee di chemioterapia sono state inaugurate nel pomeriggio di venerdì 26 settembre presso la Casa di Cura San Francesco di Bergamo. La clinica nel cuore della città aveva già beneficiato della collaborazione con l’Accademia per aprire 12 linee, tra poltrone e posti letto, inaugurate nell’aprile del 2024, che hanno permesso di curare 25/30 pazienti in più a settimana, dando una grossa mano all’ospedale Papa Giovanni XXIII, con cui la struttura ha una singolare e ben rodata partnership. Le 4 poltrone (e un bagno in più) si aggiungono alle iniziali 12 postazioni per un totale di 16, cui l’Accademia ha nel complesso contribuito con oltre 130mila euro.
“Un servizio fondamentale – ha sottolineato il dottor Antonello Quadri, responsabile dell’oncologia alla Casa di Cura San Francesco – che ci consente di far fronte ai casi oncologici in aumento con la nuova sala infusioni e 16 posti”. “Tutto nasce – ha commentato Giovanni Licini, fondatore e patron dell’Accademia dello Sport per la Solidarietà – quando tre anni fa il dottor Antonello Quadri ha chiesto aiuto alla nostra associazione per aprire nuove linee di chemioterapia alla clinica San Francesco. Oltre alla professionalità, in certi impegni serve vocazione. Poche strutture private aprono reparti di oncologia, la San Francesco l’ha fatto. Tutti dobbiamo dare una mano e mi auguro che le istituzioni migliorino il più possibile le strutture sanitarie pubbliche e sostengano le cliniche private a investire nell’oncologia”. Solo nell’ultimo anno, l’Accademia dello sport per la solidarietà ha già donato 300mila euro sul territorio bergamasco, dopo aver tagliato ormai da diversi mesi il lodevole traguardo dei 3 milioni di euro raccolti, in attesa di festeggiare i 50 anni di attività solidale (il prossimo anno).
“La collaborazione con il territorio – ha detto Antonello Zangrandi, direttore generale della Casa di Cura San Francesco – è fondamentale per non essere soli e dare risposte ai bisogni. Non è facile coprire tutti i costi, soprattutto nel settore oncologico”. Anche Francesco Locati, direttore generale dell’Asst Papa Giovanni XXIII, ha lodato l’iniziativa: “La sinergia nella ricerca e nel lavoro tra pubblico, privato e associazionismo gioca un ruolo chiave nella prevenzione e nella cura delle malattie oncologiche”.
Dai rappresentanti di Regione Lombardia presenti durante la conferenza dell’inaugurazione arriva una promessa che dà sollievo alle strutture sanitarie private come la clinica di via IV novembre: “Dall’anno prossimo vorremmo erogare dei finanziamenti strutturali direttamente alla San Francesco, senza dover passare dal presidio pubblico, in questo caso il Papa Giovanni XXIII”, è quanto svelato dal consigliere regionale Roberto Anelli, vicepresidente della Commissione permanente Sanità di Regione Lombardia. “Speriamo di venire incontro alle esigenze di attività meritevoli di aiuto come la Casa di Cura San Francesco”, ha aggiunto complimentandosi Claudia Terzi, assessora regionale alle infrastrutture e alle opere pubbliche. Il consigliere regionale Davide Casati ha infine invitato ad attivarsi per la prevenzione: “Ogni euro investito per attività preventive equivale a quasi tre euro risparmiati nella cura”. L’assessora alle politiche sociali del Comune di Bergamo Marcella Messina ha ricordato come in questo tipo di attività “l’Accademia dello sport per la solidarietà sia vicina al territorio e abbia collaborato col Comune di Bergamo per iniziative che, altrimenti, difficilmente si sarebbero realizzate”.
“Grazie agli investimenti nella ricerca – ha ricordato Maurizio Radici, presidente dell’Associazione Oncologica Bergamasca – si possono migliorare le nostre cure così come la prevenzione”, mentre Monsignor Giulio Dellavite, Segretario Generale della Curia di Bergamo, ha aggiunto che “se un medico, come diceva Freud, cura due pazienti allo stesso modo, in uno dei due casi sbaglia, perché c’è una differenza tra la potenzialità della medicina e la cura”.