Per la prima volta una collega dell’infermiera Anna Rinelli, la principale indagata per le morti sospette nel reparto di medicina nell’ospedale di Piario, ha accettato di parlare con i cronisti in attesa fuori dalla Procura di Bergamo dove ieri è stato un altro giorno di interrogatori e dove lei stessa è stata sentita come persona informata sui fatti. L’infermiera ha raccontato che i dubbi su Anna Rinelli erano noti da mesi ai suoi superiori ma nessuno è intervenuto come se non fosse un problema, anzi in reparto ha ricevuto pressioni per tacere. “Ho rischiato di essere silurata, sono stata derisa, ma adesso la verità sta venendo a galla. Se sarà accertato che la colpa delle morti è sua, Anna avrà una grave responsabilità di cui rispondere, ma non si pensi a lei come il demonio, è una persona fragile che andava aiutata, invece nessuno è intervenuto per farlo. Tutti abbiamo sbagliato, – ammette – io stessa perché di segnalazioni formali non ne ho fatte, avevo dubbi sul suo comportamento e li avevo segnalati, ma non avevo mai visto iniettare nulla ai pazienti altrimenti sarei corsa a denunciarla”. “Forse nessuno è intervenuto – ha detto ancora l’infermiera – anche perché Anna Rinelli faceva comodo, verso di lei c’era un clima ostile, era presa di mira da colleghi e superiori però c’era carenza di personale e faceva comodo che fosse lei sobbarcarsi molti turni di notte, nell’ultimo mese prima che scoppiasse il caso di notti ne aveva fatte 18”. L’Eco di Bergamo in un articolo che riporta queste dichiarazioni ricorda che “già nel 2013 la caposala precedente aveva sostenuto che Anna Rinelli andava sostenuta in qualche modo, troppe volte aveva dovuto richiamarla per imprecisioni lavorative”.
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