Domenica 16 novembre, si celebra la ventesima Giornata mondiale delle vittime della strada, introdotta nel 2005. Due anni dopo, in provincia di Bergamo, si è costituita l’Associazione dei familiari di vittime della strada, con sede a Filago (www.vittimestradabergamo.it). La triste statistica dice che – fino al 12 novembre 2025 – sono 1.157 i morti bergamaschi sulla strada. «È come se un intero nostro paese fosse cancellato dalla geografia» esordisce il responsabile provinciale Ivanni Carminati, con il quale facciamo il punto sull’attività, l’impegno di prevenzione, lo sforzo per sensibilizzare la gente.
Prima di tutto, che riscontri avete come associazione di fronte all’andamento che resta preoccupante sul fronte della sicurezza stradale?
Parlare di preoccupazione è poco rispetto alla gravità della situazione e con le cifre che vediamo aumentare invece che decrescere. Fino al 12 novembre in questo 2025 siamo già arrivati a 57 bergamaschi vittime della strada, contro le 44 di tutto il 2024 e con altre 8 persone che hanno perso la vita sulle strade della nostra provincia.
C’è il nuovo Codice dal 14 dicembre, ma molte abitudini restano vecchie…
Purtroppo fa male costatarlo, ma è la realtà. A poche settimane dall’entrata in vigore, la curva degli incidenti ha ricominciato a risalire, con tendenza generalizzata.
Quanti siete?
Siamo un gruppo sulle 200 persone, come soci un centinaio.
Qual è il cuore della vostra presenza e attività?
Intanto cerchiamo di essere vicini per quanto possiamo ai familiari delle vittime, con i quali prendiamo contatto epistolare o telefonico, che è il primo passo. Ogni incidente segna e ogni morte è una tragedia che accompagna per tutta la vita. Teniamo poi degli incontri nelle scuole e nei paesi, sui 20-30 all’anno. Il riscontro è positivo come impatto: molti neppure immaginano il “dopo” di un incidente, se non è direttamente colpito. Lo vediamo quando ogni anno, nel paese dove ci rechiamo a ricordare le vittime della strada, esponiamo cartelloni con le fotografie di molti morti in incidente. La gente resta impressionata.
Non è scoraggiante leggere le statistiche su incidenti, feriti e morti con numeri che restano su livelli purtroppo alti?
Cerchiamo di coinvolgere e responsabilizzare, unitamente a molti sforzi convergenti che vengono fatti per informare e formare, con l’Aci di Bergamo in testa, sotto l’impulso dato dal presidente Valerio Bettoni a tale riguardo. Adesso che si annuncia un’ulteriore intensificazione della campagna preventiva Aci, noi ci siamo. Obiettivi basilari: guidare con prudenza, rispettando le regole. Ovvietà per qualcuno, ma vediamo le conseguenze di troppe leggerezze e disinvolti colpevoli eccessi. È avvilente vedere il permanere di sacche di indifferenza, con recidività di infrazioni. L’impermeabilità ai messaggi resta una patologia diffusa.
Lo spartito delle cause sembra non cambiare…
Si assiste a un drammatico copione che si ripete: velocità eccessiva, anche in città, dove i limiti oscillano tra i 30-50 km/h e si vedono automobilisti e motociclisti che superano irresponsabilmente i 70 e anche 100 km. Poi vengono le distrazioni da telefonino, l’eccesso di alcol e l’assunzione di stupefacenti. Malauguratamente ci vanno di mezzo persone senza colpa, come purtroppo accade con sorpassi azzardati e proibiti, come s’è visto nel frontale di domenica mattina a Stezzano. Con la patente abbiamo tra le mani un’arma con la quale possiamo far del male, ma anche farci male.
Pensate che basti l’educazione, già a partire dalle scuole? O non ci vuole piuttosto qualcosa di più concreto e che colpisca nell’impegno di responsabilità per comportamenti più disciplinati e rispettosi delle regole?
Partire con un’educazione stradale già dalle elementari sarebbe un gran bel passo. Rendere consapevoli è un fattore decisivo, da estendere nelle superiori. “Persona avvisata, mezzo salvata”, dice il proverbio. Poi ci vogliono controlli costanti, sistematici, non occasionali h24. Gli organici sono quelli che sono, ma si può e si deve puntare sull’apporto della tecnologia, come efficace deterrente: non per fare cassa, ma perché le strade siano più sicure per tutti. Niente deve essere trascurato ai fini della prevenzione. Otto morti al giorno sulle strade italiane creano un cimitero con tremila croci ogni anno.
Un messaggio per questa giornata?
Questa giornata per le vittime della strada e di vicinanza ai familiari deve essere un monito per far capire quanto un incidente può sconvolgere la vita di una famiglia con feriti gravi, perdite umane. Incontrare persone provate dalla perdita di un congiunto è di aiuto e conforto. Per la nostra associazione questo è il diciottesimo anno: domenica 16 novembre saremo a Osio Sopra. Dal 2007 a oggi abbiamo avuto 1.157 morti bergamaschi sulle strade: è come se un paese fosse cancellato dalla geografia.

















