Notizie

«I medici di base lavorano poco? Moratti venga mezza giornata in sala d’attesa»

I medici di famiglia rispondono per le rime a Letizia Moratti. La vicepresidente e assessora al Welfare della Regione Lombardia, durante la cerimonia di inaugurazione della casa della comunità di Borgo Palazzo a Bergamo, rispondendo al sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che metteva in evidenza il problema della carenza di medici di base, ha detto che «il problema non è il numero dei medici, ma il fatto che il numero di ore di lavoro dei medici di base è di parecchio inferiore a quello dei medici ospedalieri».

Pronta è arrivata la replica della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) Lombardia. «Non si può che esprimere sconcerto e amarezza per affermazioni che, con tutta evidenza, si collocano al di fuori dalla realtà e che dimostrano una preoccupante assenza di consapevolezza della drammatica situazione in cui versa la medicina di famiglia. Preoccupante soprattutto perché espressa da chi ha la massima responsabilità programmatoria», si legge in una nota diffusa oggi.

«È sotto gli occhi di tutti la fuga dei medici dall’area professionale – prosegue la nota della Fimmg -: i pensionamenti precoci, gli abbandoni professionali, gli episodi di burn out, la fuga dei giovani dal corso di formazione specifica, i numerosi cittadini privi di medico di famiglia, che devono ricorrere a fantasiose forme di sostituzione messe in campo dalle Ats, che provano a sostituire il rapporto fiduciario con servizi di ricettazione a distanza. Queste cose fanno ormai parte del vissuto popolare, Ma evidentemente continuano a rimanere lontano dal Pirellone e da chi lo governa».

«Affermazioni di questo tipo allontanano innanzitutto il dialogo – sostiene Paola Pedrini, segretario generale Fimmg Lombardia – aumentano l’incertezza di un’area professionale, che si sente sempre più incompresa e sottovalutata, e non possono che accentuare gli abbandoni e il burn out. I movimenti spontanei di protesta di queste settimane, profondamente motivati, ne sono la logica conseguenza. Con il rischio di allontanarsi da un’interposizione propositiva e di essere spinti, magari strumentalmente, alla protesta spesso fine a sé stessa, sfogo di una profonda frustrazione».

«Non possiamo che rinnovare l’invito all’assessore Moratti a passare mezza giornata nella sala d’attesa di uno dei nostri studi: imparerebbe molto, anche in ambito di empatia e di conoscenza dei nostri pazienti. Speriamo, davvero, che il nostro invito venga accolto e – per il momento – continuiamo, nonostante tutto e con ostinazione, a lavorare per un rapporto costruttivo con l’assessorato», conclude Paola Pedrini.

Condividi su:
Categorie: Notizie

Continua a leggere

Elezioni Nembro, Ravasio punta sulla continuità nel rinnovamento
Clusone, intesa per avvicinare gli studenti del “Fantoni” al mondo del lavoro