Una cerimonia in grande stile, con le autorità, bambini e ragazzi delle scuole, i tricolori al sole. Nel centenario dell’entrata in guerra dell’Italia, Ardesio ha voluto rendere omaggio al 4 novembre con una mattinata di festa. Oltre al sindaco Alberto Bigoni, c’erano il viceprefetto Adriano Coretti, il rettore dell’Università di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini, il comandante provinciale dei carabinieri colonnello Biagio Storniolo, la deputata del Partito democratico Elena Carnevali, il consigliere regionale Jacopo Scandella, oltre a diversi sindaci della valle e rappresentanti delle forze dell’ordine sul territorio. Doveva esserci anche il prefetto di Bergamo Francesca Ferrandino, che però non ha potuto essere presente per motivi personali.
La mattinata ha preso il via sulla piazza del municipio, da dove si è mosso il corteo che ha attraversato le vie del centro. È stata una sfilata accompagnata dalla banda di Ardesio e rallegrata dalla presenza di tutti gli alunni delle scuole, intenti a sventolare le loro bandierine tricolori. Di fronte al monumento ai Caduti, all’ingresso del cimitero, il momento solenne aperto dall’alzabandiera sulle note dell’inno nazionale. Dopo la Preghiera per l’Italia, il parroco di Ardesio don Guglielmo Capitanio ha benedetto la corona d’alloro, poi innalzata in cima al monumento.
Nel suo discorso, il primo cittadino di Ardesio Alberto Bigoni ha voluto toccare il tema della globalizzazione e dell’incontro fra le diverse culture. «Dalle vicine guerre arrivano orde di immigrati. Questa non è una situazione di emergenza, perché l’emergenzialità è per definizione temporanea. E non è questione di ideologia. Bisogna operare strategie concrete ed efficaci, senza cedere a slogan populistici, per far sì che la nostra sia una democrazia veramente tale, ossia pluralistica, nella quale convivono le diversità. Non dimentichiamolo: la convivenza fra culture diverse su uno stesso territorio è una realtà fisiologica dei nostri tempi».
La parola è quindi passata agli alunni delle scuole che hanno letto pensieri sulla pace di Nelson Mandela, Giovanni Paolo II, Gandhi, Madre Teresa di Calcutta. Sono state recitate anche alcune poesie scritte da Giuseppe Ungaretti durante la prima guerra mondiale. I ragazzi delle medie hanno poi condiviso le riflessioni fatte in classe su temi come la guerra e la patria. «Alcuni di noi hanno affermato che la guerra è una cosa ingiusta e orribile, ma a volte inevitabile. C’è sempre stata, ha segnato la nostra storia. Ma è giusto ricordare che la guerra non ha mai un lieto fine, non è un videogioco – hanno detto –. Per noi quello di patria è un concetto un po’ astratto. Ci sentiamo italiani, e ne siamo fieri, ma anche europei e cittadini del mondo. Ci siamo chiesti chi di noi sarebbe disposto a combattere e morire per difendere un ideale. La risposta non è stata facile».