Non poteva esserci regalo migliore per i suoi 70 anni: Roberto Benussi, chef del Ristorante «La Bussola» di Clusone, è stato nominato cuoco lombardo dell’anno. Un riconoscimento a una carriera in cucina iniziata 56 anni fa e non ancora conclusa, ma anche all’impegno come presidente dell’Associazione cuochi bergamaschi, diventata la seconda per numero di iscritti in regione.
Benussi è di origini istriane: nato in una famiglia di pescatori, dopo la guerra i genitori dovettero scappare e si rifugiarono a Grado. Fu lì che lui decise di diventare cuoco. A 22 anni si trasferì in Alta Valle Seriana per insegnare alla scuola alberghiera. In seguito è iniziata l’avventura della «Bussola», dove ancora è impegnato tra padelle e ricette. Ora la soddisfazione di essere premiato come chef dell’anno dal presidente dell’Unione Cuochi Regione Lombardia Carlo Cranchi.
«Questo riconoscimento di solito viene dato a un cuoco che nel corso dell’anno si distingue per qualità o perché vince dei premi – racconta Benussi –. Io mi trovavo per premiare i miei allievi in fiera, dove abbiamo fatto una gara gastronomica. Ho visto il presidente regionale con una medaglia e ho pensato: questa è per qualcuno che ha vinto la gara. Invece, mi hanno chiamato dal palco per premiarmi come cuoco dell’anno. Per me è stata una grande emozione: non me l’aspettavo. A 70 anni un premio così fa piacere».
A Natale, Roberto Benussi festeggerà anche i 56 anni in cucina. «Per me è una fortuna – dice – perché ho la salute innanzitutto. Il mestiere, quando ti piace, non ti stanca mai e naturalmente bisogna farlo con passione. Da ragazzi è un po’ dura: si fanno sacrifici, bisogna lavorare tutti i sabati e le domeniche, Natale e l’ultimo dell’anno, poi formi una famiglia, vedi che le cose van bene e vai avanti. Non è un lavoro monotono: ogni giorno quando vai in cucina c’è una cosa nuova da scoprire».
Al lavoro tra i fornelli, Benussi da cinque anni affianca anche l’impegno come presidente dei cuochi bergamaschi. «Organizziamo corsi di cucina gratuiti, rassegne in fiera, gare gastronomiche, dimostrazioni – spiega –. Vedendo che ci diamo da fare, i cuochi si iscrivono. Quando sono stato nominato presidente, l’associazione contava 90 associati, ora sono 240. Questa è la soddisfazione. Però devi dimostrare che ti dai da fare: il presidente dev’essere il primo ad andare a trovare i cuochi. Ho deciso di essere io ad andare da loro: adesso con internet non ci si conosce quasi più, ma per me la presenza fisica ha molta importanza».