La storia non è mai scritta in modo definitivo. Sempre possono venire a galla nuovi documenti o testimonianze. Magari non contengono rivelazioni sensazionali, ma contribuiscono a gettare nuova luce sui fatti, illuminare zone d’ombra, precisare, correggere, confermare quanto già si sapeva. È il caso del materiale pubblicato dall’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) di Clusone nel volumetto «Memorie partigiane dalle montagne bergamasche», presentato in questi giorni nell’auditorium della scuola primaria della cittadina.
«Davvero singolare la vicenda di queste testimonianze – scrive Luciano Lambiase, appassionato di storia della Resistenza, nell’introduzione -. Durante una cena con altri partigiani, in un noto ristorante di Clusone, nel 1957, probabilmente in occasione del 25 aprile, al clusonese Antonio Balduzzi, partigiano della brigata Garibaldi “Cento Croci” di La Spezia venne consegnato da un altro partigiano di cui il Balduzzi non ricorda il nome, un pacco contenente le relazioni pubblicate e altro materiale sparso, con la preghiera di conservarle finché non fosse giunto qualcun altro a riprenderle».

Di fatto, però, non si è fatto più vivo nessuno. Nel 1965, durante un convegno che riunì a Clusone gli ex del Partito d’Azione, Balduzzi mostrò il materiale a Ferruccio Parri, primo presidente del Consiglio dell’Italia liberata. Questi gli suggerì di continuare a conservarlo. Per decenni, dunque, i documenti sono rimasti nelle mani di Balduzzi, finché il partigiano clusonese, che ora vive a Gromo, ha deciso di contattare l’Anpi e ne ha permesso la pubblicazione.
Eugenio e Margherita Ferrari hanno quindi provveduto a un paziente e fedele lavoro di trascrizione. Il volumetto contiene anzitutto il regolamento della 53^ Brigata Garibaldi «13 martiri» di Lovere e un minuzioso diario di 38 azione compiute dai suoi partigiani tra il 29 settembre 1943 e il 29 aprile 1945. Un secondo documento riguarda invece la Brigata Giustizia e libertà «Gabriele Camozzi»: è il racconto di alcuni degli avvenimenti più significativi della Resitenza in Valle Seriana dal punto di vista di un anonimo partigiano. Altre pagine riportano invece la storia personale di Antonio Balduzzi dal 1943, anno della chiamata di leva, al 1945, e una testimonianza relativa al rastrellamento dell’Epifania del ’45 a Clusone. Infine, ci sono le lettere scritte dai genitori del partigiano francese Raymond Albert Jabin al presidente del Comitato di liberazione nazionale della Val Taleggio per avere notizie sulla morte del figlio, ucciso dai nazifascisti a Cantiglio.
Tutti documenti di «prima mano», dunque, e testimonianze di protagonisti della Resistenza che aiutano a ricostruire la storia della Liberazione sulle nostre montagne e a intuire il clima di quegli anni, insieme d’angoscia e speranza.