È come un viaggio a ritroso nel tempo. Ti muovi tra le case e il passato torna a farti visita: ha l’aspetto di una maestra severa o il sapore di una tisana calda, il rumore del martello che picchia sul legno o il profumo dei casoncelli appena cucinati. Al centro c’è la Natività, ma nel presepe vivente di Fiumenero il vero protagonista è il mondo di una volta che riaffiora tra le pietre dell’antico borgo di Valbondione.
Da nove anni questa tradizione si ripete. Per ora non sembra mostrare segni di cedimento. Anzi, ogni volta si riparte con nuovo entusiasmo: le persone coinvolte aumentano, nascono idee nuove, si aggiungono mestieri e ricordi. Come spiega Gian Mario Rodigari, uno degli organizzatori, «tutto è nato pensando ai nostri luoghi e alle nostre tradizioni. In tre amici ci siamo detti: perché non far rivivere il passato collegandolo alla Natività? Siamo partiti in una quarantina, ora siamo 190. Sono coinvolte persone di Valbondione, Lizzola e Fiumenero. Questa è la cosa che ci rende più felici, perché volevamo fosse una manifestazione capace di unire tutto il paese».
Dopo le prime edizioni nel capoluogo, da qualche anno la manifestazione è stabilmente inserita nel contesto di Fiumenero, «un borgo che sembra fatto per il presepe vivente», sottolinea Rodigari. In effetti, «ci sono tante case purtroppo disabitate, però fortunatamente lasciate com’erano e quindi diventa il luogo ideale per ricreare gli ambienti di una volta».
Gli antichi mestieri proposti sono davvero tanti: il falegname, il fabbro, il fornaio, il calzolaio, fino ad arrivare a chi posava i tetti in ardesia o l’acciottolato. I visitatori hanno potuto riscoprirli ad inizio settimana. Ma il presepe vivente tornerà domenica (3 gennaio) alle 15,30 con l’arrivo dei Magi. Sarà una giornata di festa per Valbondione che ufficializzerà il gemellaggio con Montodine, comune in provincia di Cremona dove il Serio sfocia nell’Adda.