Grande partecipazione a Vilminore questa mattina per il quarantacinquesimo anniversario di fondazione del Dob (Donatori Organi Bergamo) a cui si deve la nascita dell’Aido.
In Valle di Scalve sono confluite numerose delegazioni da tutta la Lombardia per quella che questa mattina è stata una grande festa dell’Aido presenziata anche dalla presidente nazionale Aido Flavia Petrin, giunta appositamente da Venezia.

«Celebriamo questa importante ricorrenza – spiega Leonida Pozzi – in quanto il Tempietto del donatore che si trova in questo bel Comune è stato elevato a Tempio del donatore regionale. L’Aido è una realtà numericamente importante, parliamo di ben 380.000 iscritti in regione Lombardia di cui 75.000 in provincia di Bergamo. Ma i donatori non bastano mai. Ogni anno in Italia ci sono 9.000 persone in lista di attesa per un organo, ma di queste circa 600 purtroppo non sopravvivono».

«L’Aido – ha affermato il nuovo presidente regionale Giovanni Ravasi – rappresenta e ha sempre rappresentato per me la donazione, l’essere a disposizione post mortem. Sarà una sfida delicata sostituire il cavaliere Leonida Pozzi che ringrazio in quanto ha voluto essermi vicino come vice presidente».

Dopo l’ammassamento nei pressi della sede dell’Avis e dell’Aido il corteo, con in testa il gonfalone del Comune seguito dai labari delle sezioni provinciali lombarde e dalla banda della valle di Scalve, ha raggiunto il Tempietto del Donatore. Qui la Santa Messa è stata celebrata da don Vincenzo Valle alla presenza dei rappresentati delle amministrazioni comunali e delle forze dell’ordine.
Qui sotto il discorso del cavaliere Leonida Pozzi.
«Vi do il benvenuto in questa meravigliosa Val di Scalve dove il Consiglio Regionale nel dicembre 2010 ha deliberato di elevare il Tempio del Donatore e successivamente, nel maggio 2012, sulla facciata della chiesetta, è stato installato un bassorilievo con l’effige del Fondatore DOB-AIDO Cav. Giorgio Brumat. Inoltre, presso questo tempio è collocata la reliquia del Beato don Gnocchi incastonata in una scultura in legno dove appaiono i simboli delle tre Associazioni della donazione AIDO — ADMO — AVIS. Colgo quindi l’occasione per salutare e ringraziare tutti i partecipanti e le autorità presenti. ln particolar modo oggi abbiamo l’onore di avere qui tra noi la neo eletta Presidente AIDO Nazionale dott.ssa Flavia Petrin alla quale la delegazione lombarda ha dato piena fiducia. Ti esprimiamo, carissima presidente Petrin, tutta la nostra collaborazione tramite il Vice Presidente Vicario Nazionale Sig. Leonio Callioni che collabora fin dal lontano 1987 sia con AIDO Provinciale di Bergamo che con AIDO Consiglio Regionale Lombardia. Ringrazio tutte le persone che hanno permesso, dal lontano 16 giugno 1991 e nel corso dei successivi anni, la realizzazione di questa importante manifestazione nella magnifica Val di Scalve, a cui la Sezione provinciale AIDO Bergamo e il Consiglio Regionale AIDO Lombardia sono particolarmente affezionati. Grazie all’amico maestro Mino Rossi, alla cara Teresina Lameri, al professor Maurizio Capitanio con i quali avevamo organizzato nel 2001 la bellissima Giornata regionale dei giovani. Ringrazio anche gli instancabili Tiberio Beligheri, Giuseppe Capitanio e Giorgio Pizio che successivamente hanno dato continuità allo stupendo rapporto di amicizia e collaborazione con noi. Dopo 30 anni ininterrotti di permanenza nel Consiglio Provinciale di Bergamo e 27 anni consecutivi di presidenza del Consiglio Regionale AIDO Lombardia, vorrei commemorare il padre fondatore dell’AlDO Cav. Giorgio Brumat e i primi Presidenti Provinciali di Bergamo Cav. Ugo Buelli e Cav. Antonio Gnecchi, nominati Cavalieri dell’ordine al merito della Repubblica Italiana. I nomi di questi tre pionieri dell’AlDO sono stati scritti nella pergamena collocata presso il nostro tempio. Nella loro memoria noi ricordiamo oggi i tanti iscritti che in diversi modi e in diverse forme, hanno collaborato con loro. Quest’anno ricorre il 15′ Anniversario della morte di Giorgio Brumat, che è sepolto nel cimitero di Bergamo; la sua tomba è motivo di grande attenzione e affettuosa cura da parte del Consiglio Nazionale e del Regionale AIDO Lombardia. Più il tempo passa più sento la mancanza dell’amico Giorgio e con lui di quei numerosi dirigenti della prima ora che seppero avviare questa meravigliosa esperienza di umana solidarietà e di promozione culturale e sociale che oggi è l’AlDO. C’è qualcosa di grande nel dedicarsi a una causa giusta. Ma diventa sublime l’intuizione di chi getta un seme fecondo per un’Associazione che si dedica all’altro e per l’altro lavora concretamente al punto da ottenere meravigliosi risultati. Non potremo mai dimenticare che questa Associazione è nata, è stata curata, è cresciuta ed é stata tenacemente diffusa ovunque sull’incredibile spinta del caro amico Giorgio. A volte ho come l’impressione di sentirlo ancora parlare, con quella sua voce profonda, da narratore radiofonico e rivedo il lampo di orgoglio nei suoi occhi quando mi spiega per l’ennesima volta, senza che il racconto mi stanchi, il guizzo geniale che gli fece proporre, quella sera al Monterosso ad un gruppo di giovani riuniti per organizzare una solenne festività, di andare tutti a donare il sangue e immediatamente dopo “di creare un gruppo di donatori di organi”. Usava spesso la parola “creare” perché la più giusta, la più adatta. Non esisteva un’Associazione di quel genere ed è stata “creata”. Qui sta la grandezza della scelta. Raccontata oggi l’avventura di Brumat potrebbe far pensare a un cammino su di un tappeto di petali di rosa, fra gente e istituzioni acclamanti l’idea geniale finalmente formulata. Al contrario le difficoltà, gli scontri, le incomprensioni erano all’ordine del giorno; gli ostacoli di ordine morale, scientifico, giuridico, sociale e psicologico quasi insormontabili. Ma vinse la sua serena determinazione, una volontà a proseguire comunque perché convinto di essere nel giusto. Pagò caro, anche di persona questa sua coerenza, ma non si piegò mai. Sono passati 45 anni da quella sera: dal DOB (Donatori Organi Bergamo) è nata l’AlDO; 45 anni di solidarietà umana, cultura della donazione, sostegno alle strutture sanitarie impegnate nella chirurgia dei trapianti. Raccogliendo la sfida di Brumat e camminando su quella strada, abbiamo portato in giro per il mondo il messaggio della donazione, un gesto che per i cristiani è la capacità di “proiettare oltre la morte la vocazione all’amore” (Giovanni Paolo Il). Brumat e gli amici che subito si raccolsero attorno a lui — per tutti ricordo Ugo Buelli e Antonio Gnecchi —si buttarono nella missione con tutte le loro forze. Si prodigarono per la costituzione di Gruppi e Sezioni in tutta Italia; migliaia di conferenze in università, nelle scuole, nelle caserme, nelle aggregazioni sociali e culturali. Numerosissimi gli incontri e i dibattiti in trasmissioni radiotelevisive su reti pubbliche e private, cosi come gli incontri con i Ministri della Sanità e della Pubblica Istruzione. Ricordo le udienze con i Presidenti della Repubblica Pertini e Scalfaro. Come non citare i sempre più numerosi e significativi articoli su giornali e riviste, le interviste. E sempre, nel frattempo, a stretto contatto con i più attenti esponenti del mondo della medicina. Permettetemi, da bergamasco, di ricordare con orgoglio la sua “dichiarazione d’amore” per Bergamo, che definì “sua città di adozione”, cosi simile alle sue genti d’origine, quei friulani poco espansivi ma concreti, riservati ma generosi. “Caro Giorgio, ti sappiamo là, dove tutto è luminosa pace, accanto a chi ti ha preceduto. Ci è di conforto credere che, tra i tanti, ti abbia accolto l’amico Beniamino, per anni il tuo braccio destro. Cosi come è di conforto a noi sapere che la tua volontà di donare è stata rispettata e le tue cornee consentono a qualcuno di vedere. Gli occhi di un uomo che ha voluto guardare avanti, continueranno a guardare lontano.” Accanto a lui va ricordato, come ho già accennato, il Cav. Ugo Buelli, Presidente Provinciale di Bergamo dal 17 aprile 1975 (primo Consiglio provinciale Bergamo) fino al 28 aprile 1984. Successivamente il Consiglio Provinciale di Bergamo in segno di riconoscenza gli assegnò con votazione unanime la presidenza onoraria fino al giorno del suo decesso, anche se questo ruolo non era previsto dallo Statuto. Oltre ad essere stato il primo Consigliere Nazionale bergamasco, ha realizzato il 30 giugno del 1979 uno dei primi centri di dialisi sorti nella provincia di Bergamo presso l’Ospedale Faccanoni di Sarnico. Ricordare la sua figura non è cosa facile, soprattutto per noi che lo abbiamo amato e rispettato come “padre”. Ugo Buelli avvertì il desiderio, o più ancora, il bisogno di sostenere e diffondere quei valori che hanno dato significato etico e morale al vivere sociale e alla solidarietà dei bergamaschi e della loro terra. Fu esempio per tutti i suoi conterranei; la vita di Ugo è stata vissuta con grande altruismo, primo anello di una grande catena umana al servizio del prossimo. Fu un indomito e ineguagliato Presidente Provinciale e Vice Presidente Nazionale, che amò l’AlDO come una sua creatura e dette per lei il meglio di se stesso. Nella certezza che lui ci veda e che ci ascolti e nella speranza di accogliere il suo testimone nel migliore dei modi, ci permettiamo di chiedere la sua paterna benedizione. Infine voglio ricordare il Cav. Antonio Gnecchi che, insieme al Cav. Giorgio Brumat, è stato uno dei fondatori dell’AlDO nel 1973 e Presidente Provinciale dal 28 aprile 1984 al 27 febbraio 1988. Gnecchi, grande e signorile figura del volontariato bergamasco, riposa nel cimitero di Mozzo dall’agosto 2015. Fu un Presidente scrupoloso e attento all’immagine della nostra Associazione; profondo assertore dell’importanza nell’aggiornamento e nell’informazione dei dirigenti AIDO, sostenuto dalla amichevole esperienza culturale e letteraria del Sig. Massimo Veneziani. Ringraziamo Antonio, uomo di alto profilo morale, per averci insegnato ad amare nell’AlDO un’idea sublime di solidarietà umana e per averci indicato i modi corretti per l’organizzazione dei necessari rinnovamenti associativi. Giorgio Bumat, Ugo Buelli e Antonio Gnecchi sono con noi, e insieme con gli altri dirigenti, tutti importanti e preziosi nella storia dell’AlDO, ci assistono e ci guidano verso i nuovi orizzonti dell’Associazione. Per concludere, Brumat oggi ci ripeterebbe le poche, sincere e accorate parole pronunciate all’Assemblea nazionale di Fiuggi del 2001: “Noi portiamo un’idea per molti oggi ancora nuova. Ma noi l’abbiamo maturata, quindi cerchiamo di caricarla sempre di più. Dobbiamo ricordarci che non lavoriamo per noi stessi; che non abbiamo mai lavorato per noi stessi, ma che lavoriamo per gli altri. Per gli ammalati in particolare”. Parole profonde e ispirate, quasi profetiche. Pochi giorni dopo, improvvisamente e in silenzio, rendeva la sua anima a Dio e, come estremo gesto d’amore, donò le proprie cornee. Brumat non ci ha lasciato solo un messaggio ma una testimonianza. Non ha usato parole ma ha messo la propria vita al servizio dell’ideale. Noi abbiamo avuto il privilegio di conoscerlo e di essergli amici. Non abbiamo, quindi, solo “la possibilità”, ma chiaramente “il dovere” di continuare quel cammino. Quarantacinque anni dopo, l’impegno continua, come e più di prima. Carissimi, con queste ” parole di memoria” vi esorto tutti a non dimenticare le origini e gli uomini che diedero vita, con intelligenza ed energia, a questa nostra amata Associazione perché ci è stato insegnato che non potrà mai esserci futuro senza il rispetto della storia che è la strada maestra del nostro cammino. Grazie a tutti per l’attenzione che mi avete dedicato e per l’affetto con cui mi avete ascoltato».



















